C’è ‘Un Oceano Tra Noi’ (e loro, il che è sottinteso, al pari del fatto che stiamo parlando dell’oceano Atlantico). Ed essendo gli As I Lay Dying statunitensi e noi europei è pure comprensibile… Quale che sia il significato del titolo che il gruppo ha scelto per identificare il nuovo album, ciò che non suscita nel recensore alcun dubbio è la lettura da dare allo stesso. Ci troviamo al cospetto di una formazione, che - dopo aver contribuito nel corso del nuovo millennio, per mezzo di ottimi dischi, a diffondere, alimentare e valorizzare il metal-core (o New Wave Of American Heavy Metal o death scandinavo riletto in ottica statunitense che dir si voglia) - ha ora scelto di affinare ulteriormente la propria scrittura. D’altronde gli ascoltatori ormai sono abbondantemente abituati alla melodia e poi non si scandalizzano di certo se al fianco della voce brutale (quella del frontman Tim Lambesis) ne compare pure una pulita, nella fattispecie quella del nuovo bassista Josh Gilbert. Il che potrebbe essere inteso come una normalizzazione, però la band di San Diego ha incrementato il valore e lo spessore del songwriting nel momento in cui si è trovata, al fine di supportare la scelta fatta, a comporre canzoni solide e resistenti all’usura del tempo. E così sono riusciti a mettere insieme un lavoro (mixato da Colin Richardson) credibile e che, per quanto leggermente più orecchiabile e pur sempre legato all’identità metallica di cui sopra (con qualche ripescaggio thrash made in USA), non ha smarrito la potenza, l’aggressività e i breakdown, ma ha aggiunto una maggiore complessità, un migliore dosaggio tra pezzi tirati ed altri più elaborati e una giusta quantità di creatività nelle dinamiche. Ancora al top.