"Fate attenzione al nostro messaggio". Sembra questo il proclama di Yogi Lang e soci con un quinto lavoro in studio che taglia i ponti col passato e produce uno sforzo forse unico nel raggiungimento della tanto agognata elite compositiva a cui mirano tutti i gruppi progressive. Curiosamente "The RPWL Experience" è con tutta probabilità il disco meno legato ai canoni del genere ma proprio per questo un piccolo capolavoro di innovazione e intensità unica che lancia i tedeschi nel limbo in cui negli ultimi anni abbiamo trovato rari casi di esperienze sonore sublimi. Mi viene da pensare ai colleghi di etichetta Frost o in tempi più recenti ai Future Kings Of England per descrivere tanto genio e tanta dimestichezza con la materia prog seppure in un"ottica di modernismi accentuati e sapiente utilizzo delle nuove tecniche di produzione. Nell"album in questione la musica viene considerata come secondo linguaggio espressivo dopo liriche che riprendono il discorso lasciato aperto dai Porcupine Tree con "Fear Of The Blank Planet". I media come minaccia della società civile, un attacco sconsiderato al quale non riusciamo a sottrarci se non in sparute occasioni e che i RPWL tratteggiano concludendo le loro canzoni con abrasivi finali e sottomettendo i sintetizzatori ai loro ordini. Lo stupore che provo ascoltando "Stranger", "River" o ancora la stupenda rilettura di "Masters Of War" di Bob Dylan è qualcosa che faccio fatica a descrivere con le sole parole. Avrei bisogno di quelle atmosfere in sottofondo, quelle ritmiche rilassate, quell"assolo fantastico di Karlheinz Wallner per farvi capire. Questo il significato di "The RPWL Experience". E" presto per trarre conclusioni ma è difficile non scommettere su un disco di tale e profondità come una delle migliori release progressive dell"annata che ci apprestiamo a vivere in tutta la sua complessità.