01. The kicking machine 02. Billy fish 03. Dog island 04. Dies iraea 05. Suicide in progress 06. The smiling cobra 07. Nude with boots 08. Flush 09. The stupid creep 10. The savage hippy 11. It tastes better than the truth
Songs
01. The kicking machine 02. Billy fish 03. Dog island 04. Dies iraea 05. Suicide in progress 06. The smiling cobra 07. Nude with boots 08. Flush 09. The stupid creep 10. The savage hippy 11. It tastes better than the truth
Cosa può indurre un qualunque acquirente (e non sto parlando di chi segue i Melvins da un quarto di secolo) a recarsi in un negozio, fisico o virtuale che sia, e ad acquistare ‘Nude With Boots’? E per contro: quale può essere la ragione che induce il fedelissimo fan della band (quello che non si è perso nulla da 25 anni a questa parte) a entrare in possesso del nuovo disco della formazione di King Buzzo? Cosa può, nel primo caso, attirare l’attenzione di un neofita e, nel secondo, suscitare interesse in chi, ammiratore a oltranza, non si vuole limitare a collezionare un ennesimo album, ma cerca motivazioni musicali concrete? A tal proposito è bene precisare subito come le undici composizioni mettano in luce una peculiarità distintiva suprema, ovvero possedere un suono (dove tale parola comprende pure stile, mood, ambientazione e personalità) unico, che solo i Melvins sono in grado di creare. E questo è il primo motivo per cui chiunque dovrebbe - senza esitazione - sborsare i soldi per ‘Nude With Boots’. Anche perché di tutto si tratta fuorché di una replica delle puntate precedenti, anzi l’impressione è quella che i Melvins, al fianco di Buzz Osborne e Dale Crover troviamo ancora i due Big Business Jared Warren e Coady Willis, abbiano quasi voluto assemblare un’opera che sperimenta diverse soluzioni strumentali partendo dalle varie fasi attraversate nel corso della carriera. Un’evidente diversità di fondo caratterizza le singole canzoni, che possono apparire lontane (dal punk rock tradizionale al rumorismo elettronico transitando attraverso numeri noise rock mostruosi), ma che poi si solidificano nel nome Melvins. Certamente meno monolitici rispetto ad altre produzioni passate, ma sempre anticonvenzionali e imprevedibili (la conclusiva ‘It Tastes Better Than The Truth’ parla da sola).