1: Clouds 2: Coast 3: Ground 4: Vertebrae 5: New Dawn 6: Reflection 7: Center 8: The watcher
Songs
1: Clouds 2: Coast 3: Ground 4: Vertebrae 5: New Dawn 6: Reflection 7: Center 8: The watcher
Giocano con il loro destino gli Enslaved e lo fanno con immutata consapevolezza delle proprie possibilità tecniche e uno spirito evolutivo che parte proprio dagli elementi fondanti l"immaginaria spina dorsale del suono. Alla ricerca del perfetto incrocio tra il black metal degli esordi e i Pink Floyd "Vertebrae" applaude all"incontro-scontro tra il growl di Grutle Kjellson e le clean vocals di Herbrand Larsen sempre più addentro la matrice compositiva dei norvegesi. Operazione improba sarebbe citare un pezzo invece di un altro considerata l"affascinante disomogeneità di ognuno di loro e l"efficacia del disco nel suo insieme. Impossibile però non cadere innamorati della pazzesca "Ground" pezzo apocalittico in grado di passare dal viking metal al sommo "A Momentary Lapse Of Reason" in un batter d"occhi. Il suo splendido assolo ferisce le anime di chi ha cercato un approccio timido e richiama recenti tributi solenni alla maestria degli inglesi quali "Burden" degli Opeth o "Summerland" di Lunatic Soul. Il legame con "Isa" e "Ruun" viene tracciato attraverso l"opener "Clouds" e il lamento nordico "To The Coast" ma è quando la toccante "The Watcher" chiude le danze che si ha veramente il quadro totale di un album da ascoltare fino alla noia per cogliere tutte le sue amene sfumature e di un gruppo che con questa release cancella quanto di avvincente mostrato in tempi più o meno vicini da Solefald e Arcturus.