Dovendo osservare God Dethroned da una prospettiva esterna si potrebbe ipotizzare che si tratti di una formazione non di primo piano e destinata a trascorrere la propria carriera muovendosi nelle retrovie, vuoi per un numero certamente non elevato di fan (sebbene esista uno zoccolo duro che li segue con assidua costanza e convinzione) e considerate le vendite “normali”. Se però si presta orecchio attento alla discografia della band olandese ci si può rendere conto di come la qualità dei dischi pubblicati, otto (compreso il nuovo) a partire dal 1991 (anno di nascita), sia sempre stata eccellente e con pochissimi passaggi a vuoto, un paio al massimo. Ogni volta abbiamo avuto dimostrazione tangibile di come il death metal da loro modellato non abbia conosciuto cedimenti, nonostante che, nel corso del tempo, il gruppo abbia mutuato la forma espressiva, andando ad arricchire la struttura portante (sempre di matrice death) con inflessioni black, derive ruvido/melodiche e introducendo un groove finalizzato alla costruzione di trame sonore potenti. Direi quindi che sono stati spesso sottovalutati o forse semplicemente non considerati in maniera adeguata, perciò mi auspico che con ‘Passiondale’ (che sviluppa un concept basato sulla Prima Guerra Mondiale) trovino una collocazione più consona ai propri meriti. L’album inanella dieci brani che mettono in mostra una sequenza spaventosa di riff e un ritorno a un suono più furibondo, sebbene non rinuncino a innesti piacevolmente ascoltabili (quasi epici) in un contesto in cui la commistione tra death (in odore di lande britanniche, tra Benediction e Bolt Thrower direi), thrash, progressioni estreme e attacchi da cataclisma distruttivo si susseguono con spontanea naturalezza e forza devastante. Solidissimi!