Formula vincente non si cambia e quindi anche il quinto capitolo degli Hammerfall è attentamente studiato per accontentare i vecchi fan e tentare di accaparrarsene di nuovi. A partire dal singolo 'Blood Bound' Joacim Cans e soci ripropongono i loro classici anthem al fulmicotone mantenendo inalterata la struttura dei pezzi. Rispetto a 'Crimson Thunder' si evince l'idea di un gruppo più compatto, risoluto e meno incline a passi falsi ma pur sempre un ibrido che nel tentativo di rendere più moderni e accattivanti le proprie composizioni cade spesso in clamorosi passaggi a vuoto. La produzione di Charlie Bauernfeind permette agli Hammerfall di non perdere terreno nei confronti di chi come loro continua a difendere fiero un movimento a dir poco in crisi esistenziale ma non può mettere una pezza a tutte le carenze compositive del gruppo svedese. In 'Secrets' e 'Fury Of The Wild' sembra quasi di sentire i Saxon e questo la dice lunga sul difficile momento creativo che accompagna il disco per quasi tutta la sua durata. Alle discrete 'Hammer Of Justice' e 'Never, Ever' seguono infatti momenti di noia mortale. Come spiegare altrimenti l'inutilita' di 'Born To Rule', della strumentale 'Imperial' o dei dodici superflui minuti di 'Knights Of The 21st Century' che chiamano in causa anche Cronos dei Venom senza mai provocare il minimo sussulto. Un disco per irriducibili..