Un buon terzo full lenght ("Love And Other Disasters"), poi la firma con la Nuclear Blast. La produzione affidata a Toby Wright (nel curriculum vitae Slayer e Korn, tra gli altri). Si può tranquillamente affermare che gli antefatti siano incoraggianti, e le premesse per "We Rule The Night" lascino ben presagire. Con qualche aspettativa di troppo, sollecitata all"estremo da un titolo non certo foriero di modestia, mi sono dunque avvicinato all"album. Il video di "Revolution, Baby", classico pezzo “ignorante” da pogo, e, soprattutto, quello iperglicemico di "My Own Time" avrebbero dovuto aprirmi gli occhi sui reali intenti dei "Sonic Syndicate" - va bene l"Arte, ma qui c"é da tirar su grano da adolescenziali tasche - eppure ugualmente amaro é stato il retrogusto lasciato dall"ascolto di ciascuno degli undici pezzi. Un retrogusto di vaga delusione. Intendiamoci, la qualità media é piuttosto buona ma per ambire al titolo di dominatori della notte ci vuole ben altro, specie nella assai competitiva realtà del metal svedese. Svariati momenti di melodic death metal, distribuiti in casuali anfratti del disco senza troppa convinzione, non possono nascondere una più solare attitudine emotional metalcore. E non é sufficiente l"ispirazione compositiva dei sei di Falkenberg perché una cotanta confidenza nei propri mezzi possa dirsi ben riposta, perché certe dichiarazioni di forza appaiano sostenute da inoppugnabile qualità tecnica. Insomma, un disco divertente, in alcune sue parti persino emozionante, ma per il momento su un trono di tenebra ad assurgervi sono ben altri compatrioti.Ma sapranno consolarsi, i nostri, al prossimo saldo del più che mai florido estratto conto, ne son certo.