The Union Underground, segnatevi questo nome perché nei prossimi mesi ne sentirete spesso parlare. Una band che si regge sul talento del chitarrista Patrick Kennison e sulla splendida voce di Bryan Scott e che ci regala un debutto favoloso che dimostra una volta per tutte che nella scena americana attuale le idee non sono state ancora esaurite del tutto. ‘An Education In Ribellion’ regala emozioni forti senza abbondare nell’uso di quei vomitevoli cliché nu metal che stanno davvero penalizzando la creatività di troppe giovani band sopratutto d’oltre oceano. ‘Natural High’ e ‘Revolution Man’ sono due straordinari esempi di metal moderno dove le corde vocali di Scott possono liberarsi in tutta la loro intensità in un elettrizzante mix tra ‘Boggy Depot’ di Jerry Cantrell e la raggelante proposta di Dope e Godhead. La verità è che gli Union Underground rappresentano quello che gli Alice In Chains fossero nati 5 anni più tardi, quello che i Days Of The New diventerebbero dopo aver ascoltato mille volte di fila ‘Mechanical Aninals’ di Marilyn Manson. L’influenza del reverendo si fa sentire molto nella scelta di un certo tipo di arrangiamenti e nell’abbondanza di suoni sintetici. Una band difficile da decifrare perché capace di sorprenderti con la dilatata ‘South Texas Deathride’ che non stonerebbe sull’ultimo ‘Holy Wood’ subito dopo un possibile hit come ‘Drivel’. Dopo la gigantesca delusione dei Cold lo scettro del post grunge passa di mano...