Non c’é dubbio alcuno che Euterpe abbia a suo tempo baciato il gravido ventre della madre di Mariusz Duda, uno tra i pochi nomi che nell’ultimo biennio possiamo dichiarare meritevole d’assurgere al firmamento della musica. Pari ad un Mida polacco, ogni singola nota da lui composta é stata, da due anni a questa parte, rivestita attraverso il suo mero tocco dell’oro più puro. Confermatosi nell’eccellenza del prog coi suoi ‘Riverside’, grazie al fantastico ‘Annus Domini High Definition’, il nostro s’é dedicato con fervida devozione al secondo - e quanto pare ultimo - capitolo del suo progetto solista. Il trascendente viaggio cominciato con ‘Lunatic Soul’ trova la sua naturale e perfetta conclusione in questo sopraffino seguito, il quale riprende temi e melodie non tralasciando d’enfatizzarne i pregi e limando all’ossessione i già pochi difetti. Nel passaggio dal nero abissale della morte al bianco etereo dell’aldilà il cantato si fa sussurro, le melodie si fanno echi infiniti, e non resta che appellarci ad un preghiera, affinché il nostro stereo sappia confrontarsi con bassi tanto profondi, ed alti così delicati. Non stupitevi insomma se, dopo pezzi come ‘Suspended In Whiteness’ e ‘Wanderings’, i suoni del quotidiano appariranno privi di una dimensione. Ignoriamo se Mariusz Duda vorrà prima o poi regalare ai Lunatic Soul una terza vita, ma certo é che le due appena concluse rientrano tra le esperienze musicali necessarie del decennio che va esaurendosi.