-Core
Måsstaden
Vildhjarta
Century Media
Pubblicato il 28/11/2011 da Lorenzo Becciani
Songs
1. Shadow
2. Dagger
3. Eternal Golden Monk
4. Benblåst
5. Östpeppar
6. Traces
7. Phobon Nika
8. Måsstadens Nationalsång
9. When No One Walks With You
10. All These Feelings
11. Nojja
12. Deceit
13. The Lone Deranger
Songs
1. Shadow
2. Dagger
3. Eternal Golden Monk
4. Benblåst
5. Östpeppar
6. Traces
7. Phobon Nika
8. Måsstadens Nationalsång
9. When No One Walks With You
10. All These Feelings
11. Nojja
12. Deceit
13. The Lone Deranger
Un imperdibile groviglio sonoro quello proposto dagli svedesi che rilasciano un esordio discografico da brividi e si candidano con forza al ruolo di rivelazione dell'anno in corso. Nella presentazione si parla di djent e quindi della corrente musicale sviluppatasi a partire dal progressive metal per desiderio di Fredrik Thordendal dei Meshuggah e Misha Mansoor dei Periphery che sono stati i primi a parlarne pubblicamente. Un genere caratterizzato dall'ampio utilizzo di poliritmie, chitarre distorte con accordatura downtuned, tecnica del palm-muting e sadiche intromissioni nella sfera privata dell'ascoltatore che hanno reso sublimi le divagazioni estreme delle suddette band ma anche di colleghi quali Sikth e Born Of Osiris. Dietro l'angolo intravediamo tessuti math e la strumentazione a tratti viene violentata come nei peggiori film splatter eppure il gruppo proveniente da Hudiksvall non si limita a questo e mostra una passione viscerale per gli scenari struggenti che Katatonia e Kent hanno saputo descrivere nei loro ultimi dischi. Il mix tra ambient, death e hardcore colpisce fin dalle prime note di 'Shadow', solenne introduzione nei risvolti di una narrativa fiabesca accompagnata da un impianto strumentale estremamente solido. La depravazione sensoriale di 'Dagger' e i rintocchi ferali di 'Benblåst' serviranno ad allontanare i mocciosi in cerca di entità metalcore che soddisfino le loro esigenze trendistiche mentre 'Phobon Nika' saprà spaventarvi con la sua schizofrenica natura. Non ci sono limiti al dolore che si può provare, tra scream in lingua madre e inglese, in corrispondenza delle litanie muscolari di una band che possiede ha compiuto una rapida evoluzione rispetto ad 'Omnislash' e con due musicisti quali Daniel Bergström e David Lindkvist è in grado di superare qualunque confine. La decadenza di 'Traces' e 'The Lone Deranger' richiama le visioni cerebrali di 'Isolation Songs' dei Ghost Brigade e il cupo incedere di 'All These Feelings' sfrutta al massimo le tre chitarre per creare un muro indistruttibile. Il distacco viene mantenuto per tutta la durata del disco e gli stessi autori non sembrano curarsene molto. La ricerca atmosferica viene prima di tutto e solo dal vivo potremo valutare pienamente il trasporto di una formazione tanto atipica.
Vildhjarta
From Svezia

Discography
Måsstaden (2011)
Måsstaden Under Vatten (2021)