Nella moltitudine di progetti personali e collaborazioni Rogga Johansson sta perdendo il filo del discorso. Non soltanto la qualità delle release è venuta meno ma emerge il dubbio che il rifarsi alla old school death metal sia diventato quasi un gioco e non più un'attitudine che affonda le radici nel tempo. Pur essendo certo del contrario non posso che valutare negativamente il successore di 'Scandinavian Warmachine' destinato a subire una sconfitta cocente nell'ipotetica sfida con i colleghi più celebri e capace di produrre solo un paio di passaggi di rilievo. Il primo è 'Panzer Truck', che gli Amon Amarth trasformerebbero nella perfetta introduzione dei loro concerti, mentre il secondo 'At The Helm Of Naglfar', che ha il potere di richiamare alla mente la ferocia dei Dismember. Il resto dei brani non raggiunge la sufficienza e spinge a ricercare le migliori uscite di Edge Of Sanity e Carnage nonostante il discreto guitar work di Andreas Carlsson e il ritorno dietro le pelli di Jocke Ringdahl. In chiusura 'The Paganizer' e la title track tentano di risollevare le sorti dell'album ma è troppo tardi. Il rischio che 'Into The Catacombs' passi inosservato è elevato e in tutta sincerità dall'ottavo full lenght degli svedesi era lecito attendersi molto più di qualche latrato ispirato dal Ragnarök.