Quando si tratta di hard rock e heavy metal vecchio stampo gli svedesi sanno sempre come distinguersi eppure in passato i Dynazty si erano lasciati sfuggire qualche occasione di troppo. Adesso un contratto discografico con Spinefarm ed un quarto full length di assoluto spessore sembrano rilanciarli a pieno titolo tra le realtà dotate di maggiore potenziale a livello europeo. L'ingresso del nuovo bassista Jonathan Olsson ha portato entusiasmo nella line-up che ha prodotto le dieci tracce in questione senza servirsi di input esterni. A partire dal primo singolo 'Starlight' il guitar work di Love Magnusson e la voce di Nils Molin spingono la release su vette espressive mai raggiunte in precedenza. Le influenze glam rock che avevano contraddistinto gli altri lavori sono mitigate da un riffing serrato che rende buona parte dei brani estremamente quadrati e live oriented. Immaginate degli House Of Lords che hanno trascorso l'inverno a ripetizione dalle leggende della New Wave Of British Heavy Metal e non sarete poi molto lontani dalla realtà. Le qualità del frontman sono indiscutibili ed è lui a trascinare l'ascoltatore in coincidenza dei passaggi più immediati. 'Dawn Of Your Creation', 'Run Amok' e 'Salvation' valgono da soli l'acquisto dell'album ma ad un'attenta analisi sono l'opener 'Cross The Line' e 'Incarnation' ha provocare i danni più lesivi alla materia cerebrale. Sul finale 'Sunrise In Hell' e 'A Divine Comedy' offrono una ulteriore interpretazione della lezione dei classici che non ci stancheremo mai di considerare preziosa.