Il primo demo degli svedesi risale a dieci anni fa ed in tutto questo tempo la band ha dimostrato di sapere adattarsi ai trend e possedere un frontman superiore alla media. Questo finora non è stato sufficiente per soddisfare le proprie ambizioni e scalare le classifiche di settore e non credo che questo quinto lavoro in studio possa cambiare di molto le cose. Il problema è che dietro a Johannes Eckerström si muovono dei musicisti anonimi e, come accaduto in passato, le canzoni non possiedono un'anima ed un'identità precisa. Il mixaggio è stato affidato a Jay Ruston, in precedenza al servizio degli Stone Sour, con il preciso obiettivo di rendere l'album più vicino alle uscite modern metal statunitensi però i singoli di effetto latitano ed il guitar work di Jonas Jarlsby e Tim Öhrström non impressiona quasi mai. Elementi industrial e death arricchiscono il tessuto strumentale eppure title track e 'Puppet Show' a parte, due mazzate nel vero senso della parola, la sensazione è che sia stato compiuto un passo indietro rispetto a 'Black Waltz'.