1.What We Eat 2.Sharks 3.Counting & Spelling 4.Headlouse 5.U-Boat 6.Celtic Toupee 7.A Sparrow 8.Salish 9.Saint-Louis-Du-Ha!-Ha! 10.Snob 11.Plaster Guys 12.Coupez Moi La Tête
Songs
1.What We Eat 2.Sharks 3.Counting & Spelling 4.Headlouse 5.U-Boat 6.Celtic Toupee 7.A Sparrow 8.Salish 9.Saint-Louis-Du-Ha!-Ha! 10.Snob 11.Plaster Guys 12.Coupez Moi La Tête
Il duo transalpino al secondo album prova a dare un approccio un po? particolare per presentare il proprio rumore avanguardistico. ?Kwakiutis? è diviso in due parti. La prima, composta da sei canzoni, racchiude situazioni musicali piuttosto lineari con la classica struttura canzone anche se comunque destrutturata dalla pazzia della chitarra noise di Phil Reptil e dalle convulse e disarticolate aritmie ritmiche del batterista Etien Gaillochet. Sei canzoni che si rifanno alle gesta dei Melvins più allucinati ed acidi ed i Don Caballero più complicati. Pesantezza quasi metal nelle chitarre e delirio vocale. Il risultato pur essendo piuttosto strambo e particolare è piacevole. Canzoni sì complicate ma che all?ascolto scorrono e divertono distese su un substrato di math rock dei migliori NomeansNo. Ci sono intermezzi più arzigogolati che richiamano i Mr Bungle di ?Disco Volante? ma la bravura dei Zarboth sta anche nel far confluire influenze avant jazz senza risultare stucchevoli ne noiosi. La seconda parte dell?album, sempre composta da sei canzoni, presenta l?anima più selvaggia e sperimentale degli Zarboth. Pur essendo una band che spazia su più generi, l?improvvisazione rumorista e jazzata la fa da padrone. Argomentazioni soniche su strutture ritimiche minimali si muovono su sincronismi sfasati di rumore generato da strumenti quali sax, sax baritoni, violini, contrabassi, chitarre manomesse e loop di rumori provenienti da macchinari arrugginiti di epoche post industriali. Sembra di ascoltare gli Shellac in una sala prove mentre in quella adiacente arrivano echi di Zu e Sleppytime Gorilla Museum. Anche in questo caso il risultato, pur essendo piuttosto caustico ed arduo da comprendere, non è mai stucchevole. Gi Zarboth sono davvero dei mostri con i propri strumenti e sono capaci di scrivere canzoni di un certo spessore artistico usando materie piuttosto ricercate e che non sono proprio per tutti. La sperimentazione non è stata mai così vicina alle masse.