Sette è il primo numero per cui la base del sistema di numerazione non è divisibile in parti esatte. Sette sono le virtù e sette i vizi capitali. Sette è anche il debutto di un musicista che rappresenta la risposta italiana alla scena neo-classica che si è sviluppata attorno a figure tutelari come Olafur Arnalds e Nils Frahm e label del calibro di Denovali e Erased Tapes. Anticipato da una stupenda serie di video, che confermano l'importanza della componente visuale per una proposta di questo tipo, Sette è un album che vive di diverse anime e non a caso è stato ideato come parte di una trilogia geografica-musicale che legherà Berlino, luogo dove è stato registrato presso i Funkhaus Studios, Reykjavik e Londra. La mente è Dario Faini, pianista e compositore, più vicino a Giovanni Guidi che a Ludovico Einaudi che in molti addetti ai lavori citeranno un po' a caso, che ha saputo fondere i raffinati suoni tedeschi con l'approccio alla musica classica di chi vive la musica alla stregua di una sperimentazione continua. 'In The Clouds' non è solo il brano più emozionante ma quello che permette più di tutti gli altri di rendersi conto che siamo al cospetto di un viaggio e non di un ascolto monosensoriale. Echi del nord ogni tanto ci ricordano come il vento gelido di quei luoghi si associ facilmente a certe sonorità, poi improvvisamente synth e archi prendono il dominio e la riflessione lascia spazio a stacchi strumentali impetuosi e drammatici. Superbo il mastering di Francesco Donadello, non ne sentivo uno così bello dai tempi di 'Afterthoughts' dei Nosound, in passato collaboratore di Efterklang, A Widget Victory For The Sullen e Johann Johanassson.