Quando due geni, per di più provenienti da ambienti opposti, si mettono insieme per creare un'opera sono due le vie: o ne esce una cagata pazzesca oppure un capolavoro. Kanye West e Jon Brion, musicista pop di inestimabile caratura, hanno fatto il capolavoro. "Late registration" esce ad un annetto da un altro capolavoro (questa parola inizia a stufare, vero?) per il rapper/producer West, "The College Dropout", un'idea geniale che già suonava magnificamente nel 2004. Ma questa volta il Nostro punta più in alto del cielo e ci riesce (letteralmente in "Touch The Sky" con un sample ultra classico: Curtis Mayfield). 70 minuti di soul-hip-hop-r'n'b di ottima fattura, rifiniti -ed eccolo che arriva- dal lavoro eccezionale di arrangiamento orchestrale fatto da Brion, reduce da un sacco di bellissime colonne sonore che l'hanno formato bene in tal senso. I suoi fraseggi carichi di malinconia contribuiscono a rendere il lavoro davvero unico nel suo genere.
Il disco.

La già nota e meravigliosa "Diamonds from Sierra Leone", proposta in ben due versioni, è il manifesto di questo "platter", un furioso ed incessante attacco di Kanye contro lo sfruttamento dei neri (non l'ultimo tra l'altro). Ma non è l'unico "diamante" del disco, come la prima "Heard 'em say", dove figura addirittura Adam Levine dei Maroon 5, il singolo alla moda "Gold Digger", il breve interludio seventies "My Way Home". Pochi in effetti sono i colpi bassi lanciati dal ragazzo più chiaccherato nel panorama black contemporaneo. Più che altro il disco si ascolta perfettamente fino alla fine, grazie anche alla forte spiritualità di cui è permeato ed ai testi sempre arguti di West, narrati dal suo "flow" contagioso.
Finalmente, insomma, qualcuno che faccia dischi hip-hop che mantengono un forte legame col passato black, pur essendo tremendamente accattivanti e di grande qualità. E farlo ANCHE con il secondo disco non è da molti.