Anime sporche che cercano di redimersi e per ovvia semplicità inciampano negli intralci della vita di tutti i giorni. L'immagine non è chiara e definita come la vorremmo. La ruggine e i detriti impediscono ai colori seppur tenui e sconsolati di risplendere in arcana 'Bellezza' ma questo rappresenta anche il fascino illetterale di un album che trova pace per la propria ribellione tra gli archi e i cori abilmente tratteggiati da Rob Ellis. In infinita decadenza i sogni appaiono come una realtà sempre più sfuggevole e distorta e i versi di Godano diventano lo specchio dei nostri turbamenti. Le sue grida alternate a rilassata pachezza echeggiano nell'aere oscuro che circonda la musica dei Marlene Kuntz tra visioni catartiche, pura indifferenza e solenni inchini a quel poco di buono che l'esibizionista scena di oggi è riuscita a produrre. Si citano com'è giusto che sia Radiohead e Einsturzende Neubaten in soffi e sospiri commoventi. 'A Chi Succhia' e 'Amen' sono affronti lirici di abile profondità che riscoprono il velo duro e appunto sporco di un gruppo che non ama subire fisicamente alcun pretesto narrativo. Le note infondono alla poesia quel sottofondo che 'Il Sorriso' e 'L'inganno' esigevano per liberarsi voluttuose mentre il declamare brucia la gola. Inutile aggiungere che 'Poeti' e 'La Lira Di Narciso' sono forse tra i pezzi più belli mai scritti dai Marlene. 'Bianco Sporco' è un piccolo ruvido capolavoro, così difficile da digerire ma del quale è tanto facile innamorarsi perdutamente.