Tuttora scosso da ‘The Conscious Seed Of Light’ mi sono messo all’ascolto del nuovo full length con la consapevolezza che buona parte di quella furia incontrollata avrebbe potuto essere sviluppata in una direzione coerente, organica e ancora più letale. Così hanno fatto i Rivers Of Nihil che insieme ai Revocation rappresentano la più importante fonte di innovazione in un genere come il death metal che sta riscoprendo gli albori lasciando che la marmaglia metalcore si occupi del lato moderno. Per cinquanta minuti verrete travolti dalla ferocia senza eguali del combo ma a rendere speciale ‘Monarchy’ è l’incredibile potere atmosferico di cui dispone e che deriva dall’ascolto smisurato di band in apparenza lontane quali God Is An Astronaut, This Will Destroy You e Explosions In The Sky. Le lezioni impartite da Erik Rutan non sono andate perse e la sua esperienza è servita per elevare il tasso adrenalinico delle invettive vocali di Jake Dieffenbach senza snaturarle. A togliere il respiro è però Brody Uttley che con Jon Topore forma una copia di chitarristi capace di sopportare qualunque tipo di paragone con colleghi che hanno scritto la storia del death metal. Basta ascoltare ‘Perpetual Growth Machine’ e ‘Reign Of Dreams’ per rendersi conto delle decine di layers che compongono ogni canzone pur mantenendo mostruosa l’organicità globale. Quando arriva il turno di ‘Dehydrate’ o della title track non ce n’è davvero per nessuno e improvvisamente balza alla mente il ricordo di quelle musicassette con foglietto in bianco e nero con cui da adolescenti ci scambiavamo le opere estreme di Autopsy, Death, Morbid Angel, Possessed e così via. Da brividi ‘Circles In The Sky’, da intendersi come il manifesto dell’evoluzione sonora in atto, che anticipa i sette minuti conclusivi di ‘Suntold’.