Trentasette minuti di dolore gentilmente offerti dalla band di Waterford che con il passare del tempo ha guadagnato con merito una posizione di rilievo nel catalogo della Metal Blade e nell’intera scena estrema mondiale. Un successo scaturito soprattutto grazie ad una serie di performance live strabilianti che hanno permesso di passare indenni la crisi del metalcore ed accrescere di release in release la propria fanbase. La durata è quella tipica dei dischi thrash ma i Black Dahlia Murder, che pure non disegnano il riffing secco e tagliente di quel genere, preferiscono operare in ambito death metal melodico con influenze deathcore spiccate. ‘Abysmal’ è infatti più vicino agli esordi di ‘Unhallowed’ e ‘Miasma’ rispetto a ‘Ritual’ e ‘Everblack’ ma il risultato, in termini di impatto e adrenalina, cambia poco. Parte ‘Receipt’ e subito veniamo assaliti da ritmiche schiacciasassi e dall’impeto vocale di Trevor Strnad che, visto il numero impressionante di date dal vivo, ha compiuto progressi enormi in fatto di estensione e tenuta. Seguono ‘Vlad, Son Of The Dragon’ e la title track che si ergono epiche quasi a consacrare il mix tra Cannibal Corpse e At The Gates propagandato negli anni precedenti senza scendere ad alcun compromesso. ‘Re-Faced’ è la traccia che mette in maggiore evidenza la straordinaria tecnica dei chitarristi Ryan Knight e Brian Eschbach mentre ‘The Fog’ e ‘The Advent’ sono più riflessive ma non per questo meno devastanti.