Una delle uscite metal dell'anno è senza dubbio il terzo album del trio di Philadelphia che ha compiuto una svolta incredibile a partire da 'Ecdysis' ma soprattutto è riuscito a migliorarsi in termini tecnici e di produzione. L'assalto degli Horrendous è di quelli che lascia segni sulla pelle. E' davvero impossibile arrestare la loro furia e quando l'iniziale 'The Nihilist' si avvierà alla conclusione il destino vi apparirà già segnato. 'Anareta' non annoia mai perché al feeling old school death posseduto dalle partiture di chitarra e dalla voce alterna strutture ritmiche sempre nuove e sperimentali. Alcuni riff sono davvero monumentali e non scavano solo nel leggendario catalogo di Deicide, Pestilence e Morbid Angel ma spesso anche nel thrash dei primordi del decennio precedente. Il guitar work di Damian Herring e Matt Knox merita da solo la vostra fiducia, cancella dalla terra decine di band appartenenti alla concorrenza ed a tratti cita Metallica e Slayer riuscendo a distinguersi ugualmente per personalità e calore. 'Ozymandias' e la title track sapranno togliervi il respiro, 'Polaris' sfuma in territori doom e black mentre 'Stillborn Gods' avrebbe potuto benissimo essere inclusa su 'Repentless'. Straordinaria e quanto mai epica la chiusura di 'The Solipsist (Mirrors Gaze)' in cui, oltre all'ex Fields of Elysium, il batterista Jamie Knox si mette in luce con un paio di passaggi ultratecnici. Ancora una volta la Dark Descent si distingue per l'elitarietà della sua proposta e, sebbene quella degli Horrendous non sia certo commerciale o facilmente fruibile, siamo al cospetto di una release che farà discutere a lungo gli appassionati di metal estremo.