In attesa del documentario che racconterà la loro storia nelle sale cinematografiche i piemontesi assestano un altro colpo al sistema italiano alternando retaggi del passato e spunti che avevamo trovato anche negli ultimi album. Se il ritornello abrasivo di 'Fecondità' avrebbe potuto provenire dalle sessioni di 'Uno', tanto è complesso e urgente l'approccio lirico di Cristiano Godano, altri pezzi richiamano alla memoria la sfrontatezza, l'ingenuità e la falsa modestia di 'Il Vile'. Dopo la splendida 'Narrazione' che inaugura la scaletta col micidiale verso “la realtà ci droga e non sentiamo nulla se non fastidio per le coscienze immacolate” incappiamo nel punk di 'La Noia' e si strabuzzano gli occhi. Una band affermata e con oltre vent'anni di carriera che tira fuori un pezzo del genere va incensata e basta. Dai Negazione si passa presto alla Premiata Forneria Marconi, 'Sole E Libertà', dopo esserci imbattuti nello sludge rock della title track e nella ballata adulta 'Un Pò Di Requie' che invece mi ha fatto tornare indietro nel tempo a 'Bianco Sporco'. I Marlene indossano il completo, quello buono, quello che si usa per la festa. E anche se non è la 'Festa Mesta' del tour celebrativo di 'Catartica', è chiaro le chitarre siano tornate a fare male come allora. Alla batteria Luca Bergia si è sentito più libero di sperimentare rispetto al recente periodo mentre a Lagash è stato conferito il titolo di membro ufficiale a seguito di anni di militanza. Sul finale le melodie letali di 'Un Attimo Divino' e 'Formidabile' ci rammentano come i Marlene Kuntz avrebbero il talento e lo spessore artistico per pubblicare singoli a raffica. A loro non interessa e gli addetti ai lavori che credono ancora un poco nella musica del nostro paese ringraziano apertamente.