Ancora ammaliato dall’omonimo album di due anni fa, mi sono approcciato all’ascolto di ‘Heads Up’ con il timore di chi è consapevole, anzi quasi certo, che fare meglio del predecessore sarebbe stato impossibile. Devo dire inoltre che ‘New Song’ non mi aveva esaltato confermando almeno in principio tale sensazione. In realtà le ragazze, a cui piace apparire sfuggenti e distaccate, hanno compiuto una svolta decisa alla loro carriera pubblicando un lavoro che si stacca definitivamente dalla comunità indie e propone un pop ricercato e ricco di commistioni. A produrle stavolta è stato Jacob Bercovici, bassista e tastierista di Julian Casablancas, che si è mosso in direzione quasi opposta rispetto a Flood. L’iniziale ‘White Out’ sembra un canto indiano, ‘By Your Side’ è forse il pezzo più simile agli esordi e dopo il suddetto singolo l’album diventa imprevedibile e geniale, gioca con i colori come un bambino davanti ad un muro bianco e con tutte le vernici che desidera a disposizione, soprattutto si libera da qualunque costrizione artistica. Le influenze post punk rimangono, così come le velleità art rock e l’amore per certa elettronica. Addirittura si colgono retaggi hip hop e r&b eppure le Warpaint riescono a scrollarsi di dosso la concorrenza proprio perché assolutamente personali, distintive, scevre da compromessi e creativamente contro ogni tendenza. Emily Kokal è cresciuta in maniera esponenziale come cantante e la sua voce si interfaccia alla grande con quella di Theresa Wayman disegnano scenari atmosferici elettrizzanti pur senza mai dovere alzare il volume più del dovuto. ‘The Stall’ è semplicemente stupenda, ‘So Good’ parla di segreti incustoditi mentre ‘Don’t Let Go’ impiegherà pochi concerti per diventare un classico dal vivo. ‘Dre’ sfiora il trip hop ed è la traccia più anni novanta di una scaletta che affascina, travolge e non lascia un senso di incompiutezza come succede spesso di questi tempi. Poco più di cinquanta minuti che fanno sognare.