Un passo indietro per i giapponesi che sono stati penalizzati in maniera eccessiva da un mixaggio del tutto incomprensibile. Il basso di Hiroaki Sato è stato infatti quasi del tutto cancellato dal complesso intreccio strumentale in favore di chitarre lo-fi, molto punk, e stacchi ritmici caotici e fini a sé stessi. Il brutal death vigoroso e ricco di spunti originali di ‘Divination’ e ‘In Crisis’ sembra ormai tramontato e in questo modo i Defiled fanno la figura dei vecchietti nostalgici ridotti a puntare sul revival a tutti i costi. Sono certo che in sede live la band, attiva fin dalla seconda metà degli anni novanta, saprà rimediare ma ‘Towards Inevitable Ruin’ resta un passaggio a vuoto e il cantato gutturale di Shinichiro Hamada non sempre riesce ad innalzare il livello di adrenalina generale. Dal mezzo disastro si salvano l’iniziale ‘Subversion’, dal feeling thrash alla Voivod, e l’accoppiata formata da ‘Conspiracy’ e ‘Force And Obedience’ in cui Yusuke Sumita varia leggermente il suo contributo. La seconda parte del full lenght è però alquanto inferiore alle attese e in definitiva era lecito attendersi molto di più da dei pilastri della scena estrema orientale.