-Core
Soul Takers
Italia
Pubblicato il 30/07/2007 da Gian/Luca

Ti va di parlarci della storia dei Soul Takers?
I Soul Takers nascono nel 1998 grazie a Federica e Francesca, noi veniamo tutti dalla musica classica e ne siamo stati sicuramente molto influenzati, inoltre tutti avevamo in comune la passione per la musica metal ed abbiamo quindi intrapreso questa avventura.  Anche se il nostro obiettivo era comunque quello di produrre musica nostra fin da subito come tutti abbiamo esordito eseguendo cover che  è sempre bello e divertente. Abbiamo pubblicato nel 2004 ‘Tides’ per la Northwind ed ora ‘Flies In A Jar’ per la DragonHeart.
Possiamo quindi affermare che la vostra musica racchiuda ciò che avete studiato e ciò che amate..
Sicuramente il nostro bagaglio di studi è stato formativo, non pensiamo di affermare di aver voluto mettere la musica classica nel metal, alla fine noi abbiamo fatto solo ciò che ci piaceva nel miglior modo in cui riuscivamo a farlo, anche se non ci sono grossi calcoli dietro, piuttosto il nostro prodotto è ciò che veramente ci piace e ci piace suonare; ci piace puntare molto sulle melodie, quasi sempre partiamo dalla melodia vocale e costruiamo il pezzo attorno ad essa. È comunque vero che non sarà sempre questo il mondo in cui comporremo la nostra musica, a noi piace molto cambiare e vedremo nel futuro quale approccio avremo alla composizione. Abbiamo già delle idee tra cui quella di dare una maggiore importanza alla parte ritmica, per spingerla un po’ più forte, qualche variazione di tempo nelle canzoni sfiorando il thrash ad esempio. Questa è sicuramente una delle strade che intendiamo seguire per il nostro prossimo lavoro.
Quali sono state le principali risposte all’uscita dell’album, che impressioni avete avuto dal pubblico e dalla critica?
Abbiamo ricevuto dei riscontri molto positivi da parte della carta stampata, anche se ci sono state anche delle recensioni negative, la maggior parte delle critiche risiedono nel fatto che veniamo giudicati troppo leggeri e poco metal, tale critica l’ho letta soprattutto nelle webzine piuttosto che nei giornali. Spesso ci è stato riferito di essere molto teatrali, o magari che è troppo presente il pianoforte che alleggerisce tropo il sound, è anche vero che ‘Flies In A Jar’ è uscito da troppo poco tempo e quindi non possiamo ancora trarre delle conclusioni complete. Vedremo soprattutto quando incominceremo ad andare in tour.
Come sarà strutturata l’attività live?
Sicuramente partiremo a settembre per la promozione dell’album, ancora non è stata ben definita una lista delle tappe. Questa è la parte che riteniamo più importante per farci conoscere al pubblico, non pensiamo che basti pubblicare un album ed aspettare. Una data importante sarà senza dubbio l’unplugged che terremo a fine luglio allo Spazio Oberdan.
Quanto è difficile trasportare nella dimensione live le vostre composizioni che si basano comunque su arrangiamenti molto strutturati?
Non è sicuramente facile riproporre in sede live i nostri pezzi come se suonassero esattamente su cd, anche se basterebbe già un buon fonico per riuscire a risolvere la maggior parte delle difficoltà. Sicuramente il pianoforte è l’elemento che manca, esso viene sostituito da una tastiera, ma esclusivamente per motivi oggettivi e di trasporto, infatti viene solo utilizzata per sostituire il piano, il violino di Jari è presente e quindi non viene campionato nulla, non ci sono samples ed alla fine comunque riusciamo quasi a riprodurre i nostri pezzi in maniera fedele. Una nota curiosa è che in sede live ‘pestiamo un po’ più forte’, soprattutto il nostro batterista.
Parlando di internet: da un lato vi è la facilità di ottenere qualsiasi album si voglia, dall’altro vi è la possibilità di accedere in maniera semplice ed immediata ad un pubblico sempre più vasto.
Per noi internet si è rivelato un mezzo importantissimo e riteniamo che lo sia per tutti, non solo nella musica, per qualsiasi forma d’arte, in tal modo risulta più facile far conoscere i propri lavori a sempre più persone. La band ha un sito internet ed una pagina di MySpace. Sicuramente l’attività di file sharing porta conseguenze negative per le vendite di un album ma è anche un veicolo molto importante per far conoscere la nostra musica o comunque per far conoscere qualsiasi nicchia che altrimenti rischierebbe di passare totalmente inosservata.
Che significato ha l’artwork ?  Ho sentito spesso utilizzare il termine ‘decadente’, come mai?
Il senso che volevamo dare con questo titolo, insieme alla copertina, è quella di un urlo soffocato contro tutto ciò che ci vincola intorno a noi e che ci rende oppressi, come ad esempio la quotidianità; ciò si identifica con la figura dell’angelo che grida con le braccia al cielo ma che al contempo subisce il proprio grido quando questo ritorna. Anche il titolo rappresenta le mosche che vivono all’interno di un barattolo e che tentano di fuggire attratte da ciò che vedono all’esterno ma rimangono soffocate al suo interno. Sicuramente riguardo i testi (scritti dal nostro batterista e dal nostro bassista) si può affermare che essi rappresentino questa realtà, tale senso di oppressione che spesso viene identificato utilizzando la parola ‘decadente’.
Avete altri progetti oltre agli album pubblicati con il nome Soul Takers?
Oltre ai SoulTakers abbiamo riprodotto trasformandoci in combo totalmente acustico (in diversi posti in diversi città) le colonne sonore dei film ‘Metropolis’ e ‘La Corazzata Potemkin’, ciò deriva dal lavoro di Francesca presso la cineteca dove compone le musiche per i film muti
Quant’è stata importante la vostra preparazione tecnica nell’affacciarvi al panorama musicale?
Guarda, innanzitutto bisogna puntualizzare che non è necessaria una elevata preparazione tecnica per riuscire ad arrivare al successo, secondo noi è molto importante una elevata preparazione, questa aiuta in ogni caso, aiuta ad avere una certa libertà e consapevolezza per poter affrontare qualsiasi situazione, è comunque vero che essa deve essere messa al servizio della espressività, altrimenti si cade nel rischio di sembrare troppo freddi e quindi senza espressività. Ciò quindi non vuol assolutamente significare che chi possiede tecnica non sia espressivo o viceversa per forza, potrebbe avvenire una cosa rispetto all’altra oppure esse possono ben convivere. Comunque ritengo che essa aiuti veramente.
Sono ormai dieci anni che crescete insieme ai SoulTakers, come è possibile riuscire a conciliare i propri interessi e le prorie esigenze personali con l’attività musicale.
Fortunatamente Io, Francesca e Federica lavoriamo nel campo musicale (in particolare Dino insegna canto), è evidentemente vero che non è facile riuscire a mettere insieme tutti i tasselli che compongono la propria vita insieme all’attività musicale che spesso porta ad impegni fuorisede o che comunque che vanno in contrasto con le attività quotidiane e soprattutto necessarie a vivere. È essenziale avere una forte passione che spinge, si deve assolutamente sentire il divertimento durante il tempo dedicato a tale attività così da non sentire nemmeno la fatica, soprattutto non bisogna desiderare che da subito arrivi il successo, ciò che importante è quindi che ci si diverta. All’inizio si può autoprodurre il proprio lavoro, portarlo in giro sperando che esso piaccia, poi certamente ci vuole anche un pizzico di fortuna.

(parole di Dino Brentali)

Soul Takers
From Italia

Discography
Tides (2005)
Flies In A Jar (2007)