Con chi ho l’onore di parlare?
Sono un Nameless Ghoul, suono la chitarra e sono il principale compositore della band.
Siete sempre localizzati a Linköping? Qual è il vostro centro operativo?
Un paio di noi vivono sempre a Linköping, una bellissima città universitaria con librerie e centri culturali. Altri vivono a Stoccolma o in altre città limitrofe.
Si è appena concluso il terzo conclave. L’elezione è stata spontanea oppure è stato difficile scegliere il nuovo papa?
E’ una carica che porta pace e tensioni interiori. Non ci sono state difficoltà ma magari ci saranno quando comincerà ad esibirsi. In ogni caso non abbiamo rapporti con lui. Lo vediamo quando sale sul palco e scompare quando finisce il concerto. Ci aspettiamo che canti bene e che mantenga un comportamento impeccabile.
Avete disegnato voi stessi le nuove maschere?
Questa volta sì. Ci siamo ispirati all’art deco e di conseguenza a Metropolis. Abbiamo seguito le regole della gravità e cercato di renderle più originali visto che all’inizio, quando non c’erano soldi, le avevamo presa dal primo rivenditore che avevamo trovato. Non ci piaceva il fatto che chiunque poteva comprarle come avevamo fatto noi.
Quanto tempo avete impiegato per comporre e registrare l’album?
Circa un anno ma ‘He Is’ e ‘Mummy Dust’ erano canzoni che avevamo già scritto in precedenza. ‘He Is’ risale addirittura a otto anni fa e non era pensata per i Ghost. Una sera ascoltavamo dei demo insieme ai ragazzi degli In Solitude e dei Devil’s Blood e Selim Lemouchi insisteva che dovevo pubblicarla per forza. Si intitolava ‘Lei è’, avevo pensato di registrarla durante le sessioni di ‘Infestissumam’ ma non ero totalmente soddisfatto del risultato e quindi è rimasta negli archivi. Purtroppo Selim si è suicidato due anni fa e ho pensato di recuperarla cambiando testo e titolo. ‘Mummy Dust’ invece risale ai tempi di ‘Opus Eponymous’ ed è stata modificata numerose volte prima di ottenere la versione dell’album. Ad un certo punto ci siamo ritrovati con venti canzoni e ne abbiamo scelte dieci. Non necessariamente le migliori ma quelle che ritenevamo più adatte al concept dell’album. Poi ci siamo occupati della scaletta. L’ordine è importante soprattutto per chi ama i vinili. E’ un formato che ha dei limiti fisici e va considerato al momento di stabilire la sequenza. Per esempio ‘Devil Church’ era nata come intro di ‘Cirice’ ed è stata separata in seguito.
Scrivete in tour o a casa?
Riesco a comporre anche in tour ma non sono così concreto come vorrei quindi salvo tutte le idee sul pc e poi le riascolto in seguito. Il risultato è una bizzarra collezione di suoni caotici dalla quale però riesco a tirare fuori materiale interessante. Il lavoro di pre-produzione è molto accurato perché rispettiamo le persone che comprano i dischi e vogliamo realizzare un prodotto perfetto in tutte le sue componenti.
Qual era la vostra visione prima di iniziare un nuovo processo?
L’obiettivo era quello di pubblicare un album proiettato verso il futuro, metropolitano, pre-apocalittico e distopico. ‘Meliora’ è il lamento del mondo, compassionevole e dolce come una ninna nanna. Una volta trovato il nostro suono volevamo ridefinire noi stessi. Dal punto di vista della produzione non eravamo rimasti troppo contenti di come suonavano le chitarre. Quelle di ‘Meliora’ sono decisamente più muscolose.
Ritieni che i Ghost stiano migliorando di album in album?
Siamo più preoccupati del fatto che le persone ci capiscano immediatamente. Per questo abbiamo scelto ‘Cirice’ come primo singolo. Volevamo confermare il successo di ‘Infestissumam’ ed allo stesso tempo proporre nuovi elementi. Nel pezzo puoi trovare un assolo di chitarra, uno di tastiera ed un sacco di doom, prog e pesantezza.
Perché avete scelto di lavorare con Klas Åhlund?
Lo abbiamo conosciuto a Stoccolma. E’ un selvaggio ma allo stesso tempo è molto rispettato nell’ambiente. E’ un chitarrista, suona nei Teddybears e, oltre che nel pop, ha esperienze nel prog e nell’hardcore. Lo stimolo maggiore per lui è stato quello di tornare a lavorare con una band e non più con un artista singolo.
Le vostre liriche sono sataniche ma in maniera molto singolare. Da dove prendete ispirazione?
Dobbiamo accettare il fatto che non conosciamo molte cose del mondo. Una di queste è Dio. Più diventi consapevole di certe realtà e più ti senti a disagio. Il mio personale rapporto con il Diavolo è unidimensionale. Ho sempre pensato che la Chiesa fosse il male e la religione è un problema secolarizzato. Trovo ridicolo che qualcuno sia chiamato a trovare risposte per gli altri. La nostra immagine è satanica ma i nostri fans sono intelligenti e sanno cogliere le sfumature negli argomenti che vengono trattati come la riflessione sull’infelicità delle persone, il fatto che nessuno si prende più responsabilità e l’inevitabile distacco che si è venuto a creare tra la società e le cosiddette divinità. Ci siamo chiesti cosa succederebbe se ci fosse un’altra Torre di Babele ma abbiamo anche cambiato punto di vista. Le ambientazioni stavolta sono più moderne, urbane, di classe superiore. La musica è elegante e sensuale. In passato ci piaceva essere definiti shock rock ma una band non deve ripetersi. Pensa agli Iron Maiden. La loro grandezza risiede nel fatto che il concept è sempre diverso anche se la musica rimane la medesima.