La prima cosa che vorrei chiederti riguarda la copertina. Ci sono collegamenti evidenti al mondo sci-fi..
David lo aveva già deciso un anno prima di scrivere i brani. É appassionato di fantascienza e questi riferimenti ci hanno permesso di creare un’esperienza di ascolto ancora più ricca. La copertina in ogni caso si ispira velatamente a ‘Kamikaze Syndrome’ degli Slade.
Anche te sei appassionato di fantascienza?
Diciamo che il vero fanatico è David. Io sono più nostalgico verso un certo tipo di cinema come quello di Stanley Kubrick. In generale preferisco i film ai libri e in ogni caso, visto che siamo grandi amici, le liriche sono un modo per comunicare tra me e lui.
The Night Flight Orchestra è il tipico supergruppo/progetto parallelo che diventa una band vera e propria col passare delle release..
Il progetto è nato in tour per volontà mia e di David. Passavamo ore nel backstage cercando di ascoltare altre cose rispetto alla musica dei Soilwork. L’idea era quella di comporre musica da ascoltare nell’autoradio della propria vettura. Quando poi si è unito Sharlee è cambiato tutto e siamo diventati una vera band. All’inizio è stato difficile trovare un’etichetta e devo ringraziare i ragazzi della Coroner Records per il contributo che ci hanno dato. Purtroppo non potevano permettersi una grande distribuzione ma senza di loro non sarei qui a parlare con te in questo momento. Con il secondo album lo stile si è evoluto e ‘Amber Galactic’ rappresenta un ulteriore perfezionamento, più che altro in termini di produzione. C’è tanta nostalgia nel nostro sound ma anche idee fresche.
Dove lo avete registrato?
In tre studi diversi tra cui l’Handsome Hard Studio di Lund. Le sessioni sono state molto intense, dalla tarda notte alle prime ore del mattino, e se fosse stata una sola saremmo diventati matti. Lo abbiamo prodotto noi stessi ispirandoci ai suoni di Bob Ezrin o ‘Tubolar Bells’ di Mike Olfield. Chitarre e batteria sono decisamente asciutti e “in your face”. In generale l’album è meno AOR e forse più progressive anche se quando sento parlare di prog mi viene in mente musica più complessa. Alcune parti in effetti sono difficili tecnicamente pur essendo catchy..
Il basso di ‘Midnight Flyer’ mi ha ricordato quello di ‘Somewhere In Time’ degli Iron Maiden..
Non ci avevo pensato ma le referenze sono tante. Forse il suono di Sharlee è più potente di quello di Steve Harris.
‘Gemini’ invece è puro rock n’ roll..
E’ un pezzo fantastico, che ti rimane in testa. Una sorta di space rock disco con tastiere incredibili. Lo ha scritto Sebastian e ho subito adorato il suo cantato nel demo. É stato difficile migliorarlo.
Quali sono altri passaggi chiave dell’album a tuo parere?
Direi ‘Domino’ e ‘Something Mysterious’ in cui canto in maniera differente dal solito.
Sei più per gli anni settanta o ottanta?
É una domanda difficile a cui rispondere. Diciamo che sono per il periodo che va dal ‘78 al ‘83.
Tre album classic rock che porteresti nello spazio con te..
Il primo album dei Foreigner, ‘The Wild Heart’ di Stevie Nicks dei Fleetwood Mac e ‘Dinasty’ dei KISS.
(parole di Björn “Speed” Strid)