Più di un decennio senza pubblicare album è un periodo molto lungo per qualsiasi band. Cosa è successo veramente?
In effetti siamo stati molto tempo inattivi. Più che altro perché eravamo occupati in altri progetti. Avevo deciso di mettere da parte i Before The Dawn e dedicarmi ad altre cose. Non c’era la minima intenzione di pubblicare materiale finché abbiamo deciso di ripartire. Quanto è scattata la pandemia ho dovuto annullare circa duecento concerti e la nostra vecchia label ci ha chiesto di ristampare ‘Deadlights’. Il proprietario si era dato da fare nell’industria dei bar ma quando è scattato il lockdown ne ha chiusi parecchi. Così ci ha chiesto di pubblicare un’edizione speciale in vinile del disco e, visto che la mia agenda era totalmente libera, ho accettato la sua proposta. L’idea era di registrare una o due canzoni nuove per regalare qualcosa di speciale ai nostri fan. Dopo dieci anni abbiamo completato un pezzo ma fino al 2022 non è stata presa la decisione di riportare in vita i Before The Dawn. É successo gradualmente e così sono nati pezzi come ‘Reveries’, ‘Chaos Star’ e ‘The Weight’.

Avete anche cambiato cantante.
Due anni fa mi sono ritrovato con Lars Eikind ma la cosa non ha funzionato. A quel punto ho preso una decisione drastica e invece di affidarmi a qualcuno di conosciuto o comunque dell’ambiente ho pensato che fosse il momento giusto per puntare su un nome nuovo. Mi è bastato ascoltare Paavo Laapotti in televisione per rendermi conto di quanto fosse bravo. Oltre all’esperienza nei Kuusuo, ha partecipato a The Voice Of Finland impressionando un po’ tutti.

Cosa pensi che porti di nuovo un album come ‘Stormbringers’?
Non abbiamo mai voluto pubblicare due volte lo stesso album, ma è chiaro che undici anni sono tanti e non potevamo staccarci troppo dagli esordi. Credo che le nuove canzoni abbiamo uno spirito moderno ma sia io che Juho Räihä e Pyry Hanski siamo musicisti di vecchia data e non ci siamo dimenticati di cosa ascoltavamo da giovani. ‘Rise Of The Phoenix’ è più vicino alle cose dei Wolfheart perché stavo vivendo un periodo di transizione.

Quanto è difficile bilanciare le influenze gothic e melodic death metal?
Per me non lo è affatto. Scrivo in continuazione e non mi fermo ad analizzare certe cose. Mi faccio guidare dall’istinto e scelgo in maniera naturale quando inserire una parte in growl o una melodica. Mi piace far nascere contrasti e credo che il metal in genere sia costruito su contrasti. ‘Downhearted’ e ‘The Dark’ sono la prova di quello che sto dicendo.

Con Napalm c’è stata condivisione di idee?
Avevamo già lavorato con loro per i Wolfheart e da quel momento ci hanno contattato a cadenza annuale chiedendoci se c’erano novità sul progetto. Quando abbiamo deciso di registrare nuovi pezzi non ci abbiamo pensato mezzo secondo e li abbiamo contattati. Hanno apprezzato la scelta di Paavo e sostanzialmente ci hanno dato piena libertà in tutte le scelte artistiche.

Credi che il metal finlandese si stia muovendo nella direzione giusta?
Penso dì sì. Ci sono tante ottime band in circolazione. Il problema è che negli ultimi due anni tanti festival sono andati in bancarotta, alcuni locali hanno chiuso e le etichette fanno fatica a ripartire. Tra le band nuove sono rimasto colpito da Bloodred Hourglass, che hanno supportato i Nightwish in Germania, e Horizon Ignited. Alla fine però tendo sempre ad ascoltare dischi vecchi come quelli di Paradise Lost, Dissection o Amorphis. Tra gli album più recenti che ho adorato c’è sicuramente ‘Sky Void Of Stars’ dei Katatonia.

Puoi darci qualche aggiornamento sulle altre band in cui sei coinvolto?
Ho fissato lo studio per il nuovo lavoro dei Dawn Of Solace, che sarà caratterizzato da grandi parti melodiche e strumentali. Non abbiamo ancora parlato con le label me penso che uscirà il prossimo anno.

E per quanto riguarda i Black Sun Aeon?
Sono fermi così come The Final Harvest. Ho grandi ricordi di qui gruppi e mi sono divertito ma non credo che uscirà mai più niente.

(parole di Tuomas Saukkonen)