Siete spaventosi dal vivo. Avete mai suonato all"estero? Dove vi piacerebbe farlo? Innanzitutto grazie mille. Comunque si abbiamo suonato molto all"estero, in Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Austria. A dire il vero cerchiamo molto più di suonare fuori dall"Italia dove il pubblico, mi spiace ammetterlo, apprezza molto di più e partecipa maggiormente ai nostri concerti. Ci piacerebbe suonare in America come a tutti d"altronde.
Il concerto piu" devastante che avete mai suonato fino adesso. Bella domanda questa. Ci sono stati concerti suonati in posti veramente belli e con un impianto bellissimo, tipo il Cencio"s di Prato ma ci sono stati anche concerti in alcune città tedesche suonati in posti più piccoli ma con una catarsi nostra e del pubblico che ci seguiva incredibile. Ogni concerto dei The Phoenix è comunque un"esperienza irripetibile. Ognuno di essi ci ha lasciato qualcosa e speriamo di aver sempre lasciato qualcosa a chi era li a vederci.
Ho notato che dal vivo tendete molto a farvi trasportare mutando quelle che sono le versioni in studio delle canzoni. Un po" come fanno gruppi tipo Dillinger Escape Plan. In piu alcune linee melodiche del disco hanno difficolta" ad emergere laddove magari l"impianto non e" dei migliori. Trovi comunque che questa forte distinzione tra live e studio sia caratterizzante e positiva per i The Phoenix? The Dillinger Escape Plan e Poison The Well sono tra le nostre influenze maggiori e i gruppi che ci hanno spinto a cominciare questa avventura. I The Phoenix sono senza dubbio un gruppo live. E’ li che mostriamo veramente ciò che siamo. ‘Snow In August’ è stato registrato in presa diretta, live in studio esattamente come il nostro ultimo promo. Amiamo suonare live, ci rende liberi, ci fa sentire come vorremmo sempre sentirci. L’album è solo una memoria di quello che in realtà è il gruppo dal vivo. Abbiamo suonato in posti con acustica imbarazzane e posti con impianti spaventosi. Il suono può essere migliore o peggiore e questo lo sappiamo ma cerchiamo sempre di trasmettere qualcosa che vada oltre la musica, qualcosa che forse con gli occhi non si può vedere. Questi sono i The Phoenix.
Come siete arrivati alla pubblicazione di "Snow In August" e che tipo di evoluzione stanno subendo i nuovi pezzi ? Prima avevamo un altro nome e facevamo un altro genere. Un giorno abbiamo deciso che volevamo cambiare le carte in tavola e cosi è stato. ‘Snow In August’ è stato solo l"inizio di un processo evolutivo che tutt"ora non è finito. I The Phoenix sono sempre in continua metamorfosi anche perché non ci piace chiuderci in un genere o in un modo di scrivere. Il nostro stile è la somma di tanti generi e tante idee, di cinque persone che comunque in un modo o nell"altro ascoltano cose differenti e hanno sensazioni differenti mentre suonano. Reduci da svariate esibizioni live abbiamo registrato nei primi di dicembre un promo di quattro pezzi nuovi che manderemo in giro ad alcune etichette soprattutto oltreoceano. E’ difficile dire dove stiamo andando ma continueremo a muoverci, cambiare, ed evolverci questo e’ certo.
Cosa pensi che manchi per diventare davvero grandi ? Tanto lavoro. Lo stiamo facendo ma ce ne vuole ancora di più. Più si lavora insieme più si acquisisce destrezza all"interno della band, le cose vengono fuori con più naturalezza, e l"affiatamento è sempre maggiore. Nell"ultimo promo che abbiamo registrato si sente che sono passati anni da ‘Snow In August’. Lo stile è ancora più personale e le cose scorrono con molti meno intoppi. Stiamo lavorando per diventare grandi. o almeno ci stiamo provando..
Sul vostro sito supportate un sacco di altre band. Pensi che abbia senso parlare di una scena hardcore romana o comunque e" sempre tutto relativo e da inserirsi in una situazione + allargata che magari va anche oltre i confini italiani ? Parlare al giorno d"oggi di scena hardcore è un pò difficile e complicato. Il senso di famiglia che c"era qualche anno fa non si riflette più molto tra i gruppi. Ci sono amici, gruppi che supportiamo e gruppi con cui ci fa piacere suonare insieme ma non la chiamerei scena anche perché non mi piacerebbe essere rinchiuso all"interno di una stretta cerchia di persone. Noi stessi andiamo a vedere concerti di generi che con l"hardcore non hanno nulla a che fare, per cui mi piacerebbe che fosse cosi anche per quelli che fanno parte della cosiddetta scena hardcore.
Avete pubblicato due split. Pensi che ci sia più bisogno di "confronto" in una musica sempre piu" alla portata di tutti (mediaticamente parlando) e che in tanti definiscono satura ? Abbiamo pubblicato due split perchè ci sono stati proposti. Non è stata una scelta voluta. La scena è satura perchè come ogni genere un pò alternativo, si tende a prendere degli esempi e farne mille copie fino alla nausea, poi si satura il genere e si passa ad altro. E’ stato cosi per il nu metal e adesso è cosi per il metalcore. Succede questo perchè la gente non ha voglia di sperimentare, di mettersi in discussione, di provare a rompere le barriere che il genere che si suona impone. Il motivo per cui i nostri cd sono molto differenti fra loro è perchè non vogliamo avere un marchio The Phoenix e portarlo avanti fino alla nausea. Vogliamo tentare altre strade, inserire nel nostro sound cose differenti prese da vari generi e stili e questo comporta il fatto che sia difficile seguire magari tutto un cd o tutto un nostro live ma è anche vero che questo ci permette di non essere simili a nessuno.
Ultimamente cosa state ascoltando in particolare ? ‘Leviathan’ dei Mastodon che continuo ad ascoltare incessantemente nonostante sia del 2004, Between The Buried And Me, Converge, Darkest Hour, Pelican.