Dopo tre album possiamo affermare che il gruppo ha focalizzato il proprio stile oppure 'Second World' è solamente l'anteprima di qualcosa di totalmente nuovo?
Totalmente nuovo no. Troverei troppo violento cambiare radicalmente il nostro sound, è una cosa a cui non ci spingeremmo mai, e non penso che neanche il fanbase che ci siamo costruiti in questi anni accetterebbe di buon grado una cosa del genere. C’è nell'aria qualcosa di diverso in 'Second World', ed è tangibile, ma non al punto tale da esserci dimenticati chi siamo stati finora e da dove proveniamo. Per cui non posso che risponderti che con quest’album abbiamo certamente focalizzato il nostro stile, che era poi il nostro obiettivo principale.
E' corretto considerarlo il più heavy della vostra carriera?
E’ sicuramente il più heavy, ma anche il più controverso dei nostri album, sia per un maggior impiego di riff chitarristici e di doppia cassa violenta, sia per una certa volontà di spingerci oltre il genere metal con elementi della musica sacra o parti acustiche e ambient accompagnate da una batteria sia tribale che propriamente doom. Direi che questa flessibilità di scelta nelle soluzioni ha contribuito molto a rendere questo lavoro vario ed interessante.
A cosa è dovuto questo inasprimento delle ritmiche e dei contenuti?
Non sempre i nostri contenuti sono aspri. Ci sono momenti più melodici, altri più duri, a volte puoi trovare momenti disturbanti e visionari, altri più onirici. Alcune canzoni sono strutturate in maniera più complessa, altre sono più scarne e minimali. Vedi, quello che abbiamo cercato di fare è di non farci mancare niente in questo album, perché volevamo creare qualcosa di dinamico ed in costante cambiamento, e dato che l’album è incentrato molto sul cambiamento ci sembrava giusto dover dare quest’idea con gli arrangiamenti.
Quale concept si cela dietro a 'Second World'?
L’Apocalisse fa da padrone anche stavolta e rimane al centro della nostra attenzione. Questa volta l’abbiamo metaforizzata partendo da un concetto, anzi, da una profezia degli indiani Hopi che fanno riferimento al “giorno della purificazione”. Quel giorno della purificazione lo abbiamo identificato con un ipotetico “Secondo Mondo”, un mondo creato da coloro che sopravviveranno al primo mondo, quello industrializzato e meccanizzato, fatto di automi più che di esseri umani alle prese con il tempo incessante e con ritmi di vita disumani, e sempre più alle prese con un mondo malato, distrutto nel suo paesaggio naturale, il quale si rivolta portando una serie di sciagure e catastrofi come uragani, terremoti o nubifragi dentro cui l’umanità stessa verrà inghiottita.
Quanto tempo avete impiegato per comporre e registrare le nuove canzoni?
Il vero processo creativo è nato dopo la fine del tour con i Theatres des Vampires e dei festival estivi. In realtà avevamo già iniziato prima a vedere qualcosa, ma senza troppi stimoli. Poi da quel momento in poi ci siamo chiusi in sala prove o in casa e abbiamo iniziato la pre-produzione che è terminata alla fine di ottobre. Quindi se si considera solo il songwriting e gli arrangiamenti diciamo che è stato completato nello scorso autunno.
A quali album vi siete ispirati a livello di produzione?
In realtà credo che un nostro sound l’abbiamo acquisito nel corso di questi anni, per cui avendo questo vantaggio, o per lo meno sentendo di averlo, abbiamo preferito partire dal nostro suono con l’intento di migliorarlo. D’altronde se avessimo avuto altri album a cui ispirarci a livello di produzione avremmo temuto che poi il nostro sound si sarebbe perso un po’ per strada, per cui abbiamo preferito investire in quanto di buono abbiamo realizzato finora.
L'album è stato mixato da Dan Swanö agli Unisound Studios di Orebro. Siete stati con lui in Svezia mentre si svolgeva il processo? Avete dato degli input precisi?
Inizialmente volevamo andare lì, ma Dan ci disse che non era una buona idea, perché non gli avrebbe consentito di lavorare serenamente all’album. Lui ci ha spiegato che quando lavora al mix preferisce stare in totale isolamento, e credo sia anche giusto in qualche modo, mettendosi un attimo nei suoi panni non è il massimo stare davanti alla consolle con qualcuno o più di uno dietro di te che continua a darti istruzioni a volte fuorvianti. Per cui abbiamo ritenuto giusto rispettare le sue richieste e abbiamo collaborato a distanza inviandoci reciprocamente tonnellate di e-mails. Ovviamente lui è stato disponibilissimo e paziente di fronte alle nostre interminabili richieste, cosa che ci premeva molto visto che non eravamo in Svezia ad assistere personalmente al mixaggio. Devo dire inoltre che con lui ci siamo trovati benissimo dal punto di vista umano, ci ha dato l’idea di essere uno che ha molta ironia e non si prende troppo sul serio, ma che al momento giusto sa mostrarsi geniale e professionale nel suo lavoro. Ha anche apprezzato molto le canzoni dell’album e questo ci ha fatto molto piacere, del resto anche noi abbiamo sempre apprezzato quel che ha fatto sia come musicista che come produttore.
Cosa vi ha spinto a rivolgervi a Travis Smith per l'artwork?
Probabilmente questa scelta è stata condizionata molto dall’atmosfera che emanava l’album. Durante I primi ascolti della pre-produzione abbiamo avuto da subito l’idea di un album visionario, un insieme d’immagini che si legavano l’una dietro l’altra come sequenze di un film, tanto per rendere l’idea. Per cui abbiamo pensato di cambiare con Travis Smith perchè forse il suo stile era più illustrativo e visionario, d’altronde lui ha sempre fatto questo tipo di lavori ed è la specialità per cui è diventato famoso, per cui a maggior ragione era più adatto per 'Second World'.
Come avete conosciuto Francesco Giulianelli?
Non ricordo bene se ci venne segnalato da un amico che sia lui che Alessandro avevano in comune, oppure forse abbiamo sbirciato il suo nome durante una selezione di potenziali bassisti da contattare. Sta di fatto che alla fine lo abbiamo contattato via mail e ci ha fatto subito una buona impressione, primo perché mostrava di avere le idee chiare, secondo perché ha avuto molta umiltà e disponibilità, come ha poi dimostrato durante la prova a cui lo abbiamo sottoposto, e terzo ha quella mentalità e lifestyle da uomo band che a noi piace tanto, oltre che una bella presenza scenica sul palco e una buona tecnica come bassista, che era la cosa più importante, ovviamente.
Provate a recensire 'Outcast' e 'Reverie Is A Tyrant' nostri lettori..
'Outcast' è un caos di sirene e di ritmo serrato con un bel testo e dei contenuti molto interessanti. Ha un bel chorus melodico che ti entra in testa facilmente e senz’altro verrà apprezzata sia dai nostri fans più fedeli, sia da quelli che prima o poi ci scopriranno in futuro. 'Reverie Is A Tyrant' è stupenda. E’ il nostro incubo migliore. E’ come un sogno impazzito che ti porta da un posto all’altro senza rendertene conto con quel tema ossessivo di chitarra che ti prende per mano e ti accompagna dall’inizio alla fine del pezzo.
A chi è dedicata 'Friends Of Pain'?
A nessuno in particolare. E’ solo un testo che ho scritto in un determinato momento, forse in una di quelle fasi di delirio che si manifestano quando si soffre per qualcosa o per qualcuno, non saprei ricordarlo. Poi in realtà per noi è difficile ricordare i testi o le musiche che componiamo, ricordiamo benissimo come si sono svolti i meccanismi della nascita ma non la causa.
Vi sentite appartenenti ad un certo movimento italiano oppure siete costantemente proiettati verso quanto accade all'estero?
Come tanti altri gruppi una volta attivi siamo stati automaticamente etichettati come un prodotto della cosiddetta scena dark romana, un termine che è andato molto in voga per tanti anni. Io non so se questa “scena romana” sia mai esistita oppure è solo un’invenzione dei giornalisti. Quel che è certo è che molti ragazzi della nostra età hanno iniziato con il metal per poi dirigersi verso altre soluzioni, ma il minimo comune denominatore è sempre il lato oscuro. Gruppi come Novembre, Doomraiser, Klimt1918, Spiritual Front, Arctic Plateau o i più recenti Der Noir suonano cose molto diverse e distanti tra loro ma hanno tutti una componente in comune che è quella dark.
Cosa avete ascoltato di interessante nell'ultimo periodo?
Parlo di me ovviamente, e ti dico che mi capita di spaziare molto negli ascolti. Sul fronte metal ho apprezzato 'Écailles de Lune' degli Alcest e mi sembra piuttosto interessante la loro proposta musicale. Poi a parte il metal, beh, mi piace molto la musica medievale e ho appena acquistato un cd di un gruppo ceco al femminile chiamato Psalteria che eseguono e cantano musica medievale, le ho trovate coinvolgenti e soprattutto all’altezza di creare quelle atmosfere di un tempo che non esistono più.
In quale mondo vi piacerebbe vivere?
In un modo ripulito e purificato dove si possa ricominciare tutto da zero.
(parole di Francesco Sosto)