‘Il Vuoto Perfetto’ perché un titolo così criptico e poetico?
Il titolo dell’album era una scelta importante perché doveva cercar di racchiudere, il un solo concetto semplice e diretto, le tematiche che abbiamo affrontato nei testi. Un titolo rappresentativo e d’impatto, che cercasse di recuperare le atmosfere del disco: dunque esistenziale, negativo, ma anche, come scrivi tu, poetico. In più, se noti, si ricollega anche alla canzone “senza titolo” del disco – un altro vuoto nel “vuoto perfetto”.
Ho trovato molta poesia nei testi. Un lirismo con un attitudine punk, hardcore. Una poesia di confine, che parla di desolazione e dolore ma anche di riscatto. Immagino che i testi siano fondamentali per voi così come la scelta dell’italiano…
I testi sono veramente importanti. Una componente che spesso passa in secondo piano. La nostra musica è influenzata, sì, dal metal estremo, ma ha origini punk-hardcore. Il cantato in italiano, unito a testi introspettivi, può, come scrivi giustamente tu, riportare alla mente gruppi storici come Indigesti, Negazione e Nerorgasmo, tutti gruppi che abbiamo ascoltato moltissimo. Questo però non vuol dire che un domani non ci confronteremo con l’inglese.
La produzione è molto scarna ma molto dinamica. Come mai la scelta degli Studio 73? Di solito producono album con sonorità molto diverse dalla vostra…
Le produzioni degli Studio 73 sono molto variegate. Ha registrato Ephel Duath ma anche The Secret e Jesus Ain’t In Poland. Il “Paso” è molto competente anche nel nostro genere, e ha capito bene il tipo di suono che cercavamo. C’è da dire che la nostra è una produzione di soli cinque giorni, in presa diretta, e quindi il risultato è molto più vicino ad una resa “live” ma che sentiamo più vitale e vera. Abbiamo usato tutta la nostra strumentazione e sovrainciso unicamente le chitarre. A tutt’oggi siamo ancora soddisfatti del sound che il “Paso” è riuscito a tirar fuori.
Quanto è difficile essere gli O in una provincia?
Diciamo che a Biella non giriamo particolarmente e nemmeno ci interessa molto. C’è giusto un locale in cui qualche volta ci capita di suonare ma per il resto cerchiamo di guardare fuori. Anche perché capiamo anche noi che la nostra è una proposta difficile, e non ci stupiamo che sia pretenzioso suonare grind nei localini di paese.
Come si è svolto il processo di composizione? Come nasce una vostra canzone?
Nel caso de 'Il Vuoto Perfetto' la composizione si è protratta per quasi due anni. Nel disco e tra le singole canzoni noi sentiamo una “crescita” ma siamo comunque contenti di esser riusciti a dare coerenza a tutta la tracklist. A dir la verità, non abbiamo regole precise quando componiamo. Di solito comunque è il riff la base da cui partiamo magari ispirati dall’ascolto di una band o di un disco. E dobbiamo stare attenti a non spaziare troppo tra i vari generi, perché ci piace veramente un sacco di musica e vogliamo evitare di realizzare canzoni troppo dispersive.
A livello di attitudine ‘Il Vuoto Perfetto’ mi ricorda molto ‘Variante Alla Morte’ dei Cripple Bastards? Quanto sono stati importanti nel vostro background?
Senza mezzi termini fondamentali! Ricordo ancora quando sentimmo la prima canzone dei Cripple Bastards più di dieci anni fa. 'Paranoiac' fu una vera rivoluzione! Riuscimmo poi a recuperare il cd di 'Misantropo A Senso Unico', che divenne praticamente una Bibbia per tutti noi (i testi li sapevamo a memoria!). Tutt’oggi lo consideriamo tra i dischi più importanti di musica estrema, non solo in Italia. 'Variante Alla Morte' lo abbiamo sicuramente ascoltato di meno, ma è comunque un disco molto interessante, e penso che, soprattutto per quanto riguarda la voce e la batteria, abbiamo molte cose in comune.
Dove si trova il vuoto perfetto? Riusciremmo un giorno a colmarlo? E se si, con cosa?
Il malessere risiede nelle nostre esistenze. Il vuoto è una via di fuga, tragica, ma la sola che l’uomo può intraprendere per raggiungere una parvenza di perfezione. Sarà magari solo un’utopia, ma è la sola che riusciamo a concepire.
Le prossime mosse a livello promozionale?
Stiamo partecipando ad un paio di compilation. Una attraverso una canzone de 'Il Vuoto Perfetto' e l’altra con un inedito, una cover che non vi sveliamo! Cerchiamo di prendere tutto ciò che ci capita e non lasciarci sfuggire nulla! E in questo dobbiamo ringraziare anche Matteo della Grind Promotion che è sempre attento a promuoverci attraverso i canali di cui dispone.
Sono rimasto colpito molto dall’aspetto grafico. Potete parlarci della copertina? Perché questa scelta e come si collega ai testi ed alla musica, se esiste una connessione?
La copertina è legata concettualmente ai testi al “vuoto perfetto”. La fotografia è stata ricavata da una lastra (recuperata in un mercatino francese) di una fotografia dell’800. Dagli sviluppi di quella foto abbiamo ricavano non solo la copertina del disco, ma tutte le grafiche dell’album, senza nessuna modifica ma solo attraverso ingrandimenti. Quell’immagine ci è sembrata adeguata per rendere l’idea del vuoto: una famiglia del passato, ormai scomparsa, e un’immagine i cui segni del tempo ne hanno consumato il centro.
Immagino che la dimensione live sia come una sorta di rito. Quanto riuscite a suonare e quali sono le prossime date?
Suonare in Italia non è di certo un’impresa semplice. Sia per la nostra proposta musicale, di “nicchia”, sia per trovare i locali in cui suonare. Comunque, un po’ di soddisfazioni ce le siamo già prese. Abbiamo potuto condividere il palco con gruppi che stimiamo come Napalm Death, The Secret, Unsane e Forgotten Tomb e stiamo mettendo giù altre date succulente. Il nostro prossimo concerto sarà a Modena con i nostri amici Jesus Ain’t In Poland e Sposa In Alto Mare. Abbiamo comunque in programma di organizzare un piccolo tour europeo dove portare la nostra musica al di fuori dei confini nazionali.