-Core
Subhuman
Italia
Pubblicato il 15/12/2012 da Gabriele Oltracqua

‘Tributo Di Sangue’ è stata un’autentica sorpresa. Conoscevamo le vostre gesta, ma un album così sopra la media in ambito thrash era da parecchio che non lo si ascoltava. Volete spiegarci la genesi di questo piccolo gioiello?
Grazie mille per i complimenti, troppo buono. Siamo orgogliosissimi di 'Tributo Di Sangue' e sentirti dire queste cose ci fa davvero molto piacere. Il processo compositivo di questo album è durato poco più di due anni: vogliamo essere totalmente soddisfatti quando arriviamo alla fine di ogni pezzo, per questo siamo molto lenti e pignoli nel comporre. Inoltre tra il primo e il secondo album abbiamo fatto un mucchio di live e io ho vissuto per cinque mesi in Canada. Ovviamente questo ha rallentato ulteriormente il processo compositivo.

I Subhuman sono sinonimo di garanzia quando si parla di thrash metal, ma anche quando si parla di schiettezza, coerenza ed intransigenza. Colpiscono i testi. Ironici ma diretti, sinceri, rabbiosi e terribilmente attuali. Da nove nasce tanta animosità?
Sinceramente non so quale sia l’origine del nostro immaginario, cerchiamo solo di scrivere testi non banali a proposito di argomenti che riteniamo interessanti, passando con disinvoltura da Cianciulli a Berlusconi, dall’alcolismo alla fine del mondo o dal sesso anale a Padre Pio. Penso che abbiamo trovato un nostro stile abbastanza peculiare nella stesura dei testi.

Trovo che i suoni siano perfetti. Siete soddisfatti del lavoro in produzione?
Sì, soddisfattissimi. Non è stato facile arrivare al mix che hai potuto sentire, ma d’altronde Stefano Morabito dietro alla consolle è sempre una garanzia ed eravamo sicuri che il prodotto finale sarebbe stato una mazzata. Cercavamo un sound moderno, ma che non fosse “robotizzato” come la maggior parte dei dischi che escono negli ultimi anni. Una sorta di produzione old school sotto anfetamine e così è stato.

Come nasce un pezzo dei Subhuman? Gioco di squadra?
Non proprio. Per la composizione di questo album abbiamo adottato il collaudato iter che ormai seguiamo dai nostri esordi: io compongo tutte le canzoni e le registro, facendo anche anche degli arrangiamenti “provvisori” di basso e batteria. Una volta definito lo “scheletro” della canzone ognuno, se vuole, modifica le parti che io ho composto per il suo strumento mentre Zula scrive i testi e le linee vocali. Alla fine io ed Elia ci dividiamo le parti soliste e componiamo ognuno i propri soli.

La copertina e tutto l’artwork è davvero notevole. Quali legami ci sono con i testi? C’è qualche correlazione?
Sì, l’artwork è veramente bellissimo, Lukas ha fatto un lavoro strepitoso e dovresti vedere quanto è bella la versione dell’album in vinile. Non ci sono legami coi testi. L’idea per la cover è venuta a me in seguito alla scelta del titolo del disco. Come ti dicevo prima abbiamo messo l’anima nella sua realizzazione: gli abbiamo dedicato quantità industriali di tempo, sangue, impegno e tonnellate di energia. Siamo andati oltre i nostri limiti tecnici e compositivi, tanto da poter considerare l’album il nostro 'Tributo Di Sangue' verso la musica che più amiamo. E la copertina segue proprio questo tema: il ragazzo in primo piano che offre il suo cuore allo spettatore rappresenta noi della band che offriamo il frutto del nostro lavoro all’ascoltatore, mentre le croci in fiamme sullo sfondo rappresentano gli sforzi che abbiamo fatto per arrivare al prodotto finito.

Come sta andando l’album? Le prime impressioni mi sembravo molto positive…
Adesso è presto per dirlo, ma per ora le reazioni di stampa e pubblico sono a dir poco entusiastiche. Stiamo ricevendo un sacco di complimenti, e questa è una di quelle soddisfazioni che ti ripaga di tutti gli sforzi fatti.

Come è nata la collaborazione con la Subsound?
Una volta pronto il master lo abbiamo mandato a un bel po’ di etichette e Davide della Subsound è stato tra quelli che si sono dimostrati interessati a produrlo. Abbiamo parlato un po' e si è deciso di portare avanti la nostra collaborazione una volta appurato che ci trovavamo sulla stessa lunghezza d'onda.

Ci sono pochissime band che usano il nostro idioma. Ed è molto difficile legare la nostra lingua al metal. Per questo a volte i risultati lasciano un po’ a desiderare. Cosa che non accade nelle vostre canzoni E’ stato difficile lavorare con l’italiano per quanto riguarda metrica e scrittura?
In realtà no. Ormai sono otto anni che Zula compone i suoi testi usando l’italiano e ormai gli viene naturale. All’inizio magari aveva un po’ di difficoltà, vista la lunghezza delle parole e la poca “plasticità fonetica” della lingua, ma una volta rotto il ghiaccio e trovato il proprio stile è stata una strada in discesa. Il pericolo di usare la lingua italiana è quello di avere quella sfumatura-Litfiba che rende il tutto troppo “italiano” e dilettantistico. Ma se riesci a farla “suonare bene” e renderla credibile, funziona benissimo.

Immagino che diate molta importanza all’aspetto live. Come vi state muovendo per promuovere ‘Tributo Di Sangue’?
Abbiamo sempre considerato il live uno degli aspetti più importanti della nostra band. Siamo sempre stati molto attivi su quel fronte, ma adesso la situazione si è un po’ complicata perché io vivo in Germania, e quindi non possiamo più permetterci di suonare ogni week end. Ciò nonostante non ci fermiamo, semplicemente cerchiamo di “concentrare” le date nei periodi in cui posso tornare in patria. Per adesso in programma ci sono un minitour di 4 date in Italia nel periodo natalizio e un tour in Messico in Maggio, dove avremo l’occasione di suonare anche in grossi festival.

Ho trovato alcune analogie nelle ritmiche di chitarra e nel suono con i Machine Head dei primi due album…
Adoro i suoni di 'Burn My Eyes', li trovo perfetti, ma sinceramente non avevamo in mente suoni come quelli quando siamo arrivati in studio. Ora che mi ci fai pensare però, per le ritmiche abbiamo usato un amplificatore uguale a quello che usavano loro a quei tempi (un Peavey 5150) e la stessa chitarra di Robb Flynn (una Gibson Explorer). Quindi forse ci hai preso dai…

Cinque album non thrash da ricordare e cinque album thrash da dimenticare…
Domande difficilissime, anche se per motivi diversi. Comunque ci provo, anche se le mie risposte cambierebbero da un giorno all’altro. Per la prima categoria dico 'The Number Of The Beast' degli Iron Maiden, 'The Wall' dei Pink Floyd, 'Millennium' dei Montrosity, 'Awake' dei Dream Theater e 'Storm Of The Light’s Bane' dei Dissection. Per la seconda categoria non ti so dire dei dischi in particolare, ma prendo in blocco tutto quel thrash “revivalistico” che va di moda da qualche anno a questa parte. Sono legatissimo al thrash old school, è sicuramente la mia principale fonte di ispirazione, ma non vedo il motivo di avere gli stessi riff, gli stessi testi, le stesse copertine, gli stessi suoni, le stesse acconciature e le stesse scarpe di qualunque band della Bay Area di più di venti anni fa.

Quanto è difficile essere una band underground in Italia?
Non penso sia più difficile che altrove. Mi fanno ridere le persone che si lamentano sempre della situazione nostrana pensando che all'estero succeda chissà che. Penso comunque che l’importante sia divertirsi e suonare per il gusto di suonare: se arriva qualche soddisfazione tanto meglio, ma male che vada ti sei divertito e quindi gli sforzi fatti non sono stati vani.

Perché Subhuman? Da dove nasce la scelta del nome?
La scelta del nome risale ai nostri primi anni, quando facevamo solo cover. Un giorno stavo ascoltando 'Subhuman Race' degli Skid Row e ho pensato che Subhuman fosse un nome figo per una band. Così l’ho proposto agli altri, è piaciuto e da allora è così che ci chiamiamo…

(parole di Matteo Buti)

Subhuman
From Italia

Discography
Profondo Rozzo (2009)
Tributo Di Sangue (2012)