'Council from Kaos' è uscito nel 2008. Cinque anni per una band underground possono essere molti. Come mai è trascorso così tanto tempo prima che 'A Quiet Land of Fear' vedesse la luce?
(Adriano Magliocco) È vero, è passato molto tempo. In realtá il processo compositivo è iniziato subito dopo la pubblicazione di Council from Kaos. Alcuni dei pezzi contenuti in 'A Quiet Land of Fear' sono nati molto tempo fa. Altri pezzi, che abbiamo anche suonato diverse volte dal vivo, sono invece stati scartati dopo un po' di tempo. Nel primo cd, Tommy Talamanca dei Sadist aveva fatto un ottimo lavoro con noi, cercando di porre in luce le nostre qualitá; sentivamo la necessitá di pubblicare il nostro lavoro ma avevamo bisogno di aiuto, ovviamente con un budget limitato a disposizione. Pochi mesi dopo ci siamo resi conto di quanto in realtà potessimo, e dovessimo, migliorare. Sicuramente hanno influito anche fattori personali, problemi familiari e di lavoro. Abbiamo deciso di cambiare sound, di cercare nuovi stimoli; abbiamo anche cercato uno studio di registrazione diverso e abbiamo trovato lo Studio-E col bravo Emanuele Cioncoloni. Infine, abbiamo impiegato molto tempo a lavorare sui pezzi dopo la prima fase di registrazione, alcune parti abbiamo preferito addirittura cambiarle. Per noi è stato un processo evolutivo lento ma utile. Poi in ambito underground non è facile trovare una etichetta che ti dia fiducia, anche questo ha richiesto il suo tempo, per poi scoprire che la persona giusta era proprio qui, nella nostra cittá!
Ci sono stati cambiamenti nella line-up? Potete spiegarci cosa è successo?
(Adriano Magliocco) Non si può dire ci siano stati veri cambiamenti. Abbiamo inserito Matteo Orlandi ai synth proprio a registrazioni avviate. In realtá è il chitarrista di una band da noi molto stimata, gli Unsolved Problems of Noise. Ci ha dato una mano, lavorando con i synth, a creare uno sfondo, uno scenario, alle storie da noi narrate. Roberto Calcagno alla tromba è stato un gradito ospite, volevamo far capire quanto più ampi fossero i nostri orizzonti.
Quanto è importante l’istintività nella composizione un pezzo dei Demetra Sine Die?
(Adriano Magliocco) L'istintivitá è parte del nostro processo compositivo. È alla base della nostra espressivitá. Fare musica non è il nostro lavoro, è un'esigenza, un'urgenza che prende corpo attraverso la vibrazione dell'aria, che diventa suono. Quello che vogliamo condividere, prima noi e poi con chi ci ascolta, sono emozioni, istinto. La tecnica e la strumentazione sono i mezzi che ci permettono questa comunicazione.
In fase di recensione ho evidenziato la vostra evidente maturità nel songwriting. 'A Quiet Land Of Fear' trasuda passione ma anche molta preparazione. Potete descriverci il processo di composizione?
(Adriano Magliocco) E' basato sulla condivisione delle emozioni che scaturiscono dal suonare insieme. In quei momenti entriamo in contatto emotivo l'uno con l'altro, diventiamo "fratelli nella musica". La musica è vibrazione, si sente con tutto il corpo. Viviamo tutti in un campo di vibrazioni. Suonare è "vita concentrata" emotivamente parlando. Ciascuno di noi ha le proprie caratteristiche, il proprio background, le proprie preferenze. Nei momenti di sintonia questi si fondono e diventano qualcosa di diverso. Si parte da alcuni spunti e si improvvisa. C 'è poi una fase di montaggio e "stabilizzazione" del pezzo. Certo poi è necessario lavorare sulla comunicazione nel momento in cui si vuole condividere queste emozioni con un numero di persone più ampio. La fase di rielaborazione e di arrangiamento dei pezzi per questo secondo lavoro è durata molto, tanto che nel frattempo abbiamo realizzato un ep auto prodotto – Distances - in numero di copie estremamente limitato, per mettere a fuoco i pezzi e il sound e non perdere il contatto con chi ci è più affezionato.
Il vostro spettro sonoro è molto ampio. Influenze post hardcore tanto care ai vecchi e buoni Neurosis fino ad arrivare ad un cero rock avanguardistico. Nelle canzoni è presente una forte componente prog che precedentemente era solo celata ed un po’ nascosta. Da dove proviene questa influenza?
(Marco Paddeu) Adoro svariati generi musicali quasi esclusivamente a tinte scure. L’influenza prog di cui parli forse è da ricercarsi in un atteggiamento mentale che si ritrova nell’articolazione dei pezzi e nel concetto di musica che abbatte le barriere e che cerca l’unione di diversi stili musicali. Non abbiamo la perizia tecnica di certe formazioni quindi andiamo a impattare più sul versante emotivo e atmosferico cercando di trasportare e avvolgere l’ascoltatore più che estasiarlo con qualche funambolismo strumentale.
Quello che colpisce è la padronanza con il genere ma anche l’originalità con cui affrontate e reinterpretate le numerose correnti del rock contemporaneo. La quotidianità offre molti spunti?
(Marco Paddeu) Filtriamo e manipoliamo al massimo le nostre influenze per renderle il più possibile personali comunicando le nostre visioni ed esprimendo quello che siamo. La nostra musica muta ed evolve con noi, se vogliamo “A Quiet Land of Fear” può essere lo specchio della quotidianità che ci condiziona, ci rende schiavi e partecipi di una società sempre più alla deriva sotto svariati aspetti.
Di cosa parlano i testi?
(Marco Paddeu) Il disco non nasce come un concept anche se il titolo funge da filo conduttore tra i testi. Mi piace che ognuno tragga le proprie impressioni e sensazioni senza essere condizionato durante l’ascolto. Sono parole personali, intimiste, cupe a tratti sognanti e misteriose che rafforzano i contrasti già presenti nella musica.
Una band tra Porcupine Tree, Neurosis, Anathema, Area ed Ulver vi contatta per portarvi in tour con loro. Chi sperereste che fosse e perché?
(Marco Paddeu) Sono tutti gruppi fantastici. Ci hanno regalato dischi stupendi molti dei quali hanno lasciato il segno. In questo momento della mia vita però mi sento molto vicino allo spirito e alla sensibilità musicale dei Neurosis.
(Adriano Magliocco) I Porcupine Tree ci darebbero maggiore visibilitá internazionale, i Neurosis hanno un pathos difficile da raggiungere, gli Anathema una liricitá istintiva che ci incanta, Ulver originalitá ed eleganza. Con Ares Tavolazzi condivido lo stesso liutaio - il giovane ma bravissimo Emiliano Nencioni di Biarnel- è un gruppo mitico, sarebbe fantastico suonare con loro.
Quanto è difficile o facile essere una band che fa musica pe(n)sante in Italia?
(Marco Paddeu) Portare alla luce musica di nicchia richiede sacrifici e passione sia per i musicisti che per le etichette. In Italia sappiamo dove sono relegate l’arte e la cultura in generale quindi la musica segue questa situazione con pochi spazi nelle città e un sostegno che manca o comunque indirizzato a eventi di massa o manifestazioni trite e ritrite. Da parte nostra c’è una gran voglia di far conoscere questo disco che ci sta dando davvero molto, quindi faremo il possibile per supportarlo al meglio. Ci sono elementi nuovi per i live, come le visuals che sembrano essere molto funzionali alla nostra musica conferendole una dimensione più completa, cinematica e avvolgente.
Come è avvenuto l’incontro con la BloodRock Records?
(Marco Paddeu) Dopo qualche mese da quando ho iniziato a spedire il master alle etichette sono arrivate alcune belle proposte e la migliore era proprio di un’etichetta genovese che ci proponeva di realizzare il disco sia in cd che vinile. Con Enrico si è instaurato subito un ottimo rapporto perché condividiamo la stessa passione da due prospettive differenti ma con la consapevolezza che la collaborazione è il modo migliore per far crescere sia il gruppo che l’etichetta. A breve uscirà il vinile e realizzeremo il video di '0 Kilometers To Nothing'.