Un po’ come per Ulver e Samael, altre due band del panorama metal underground europeo che sfuggono a qualunque definizione, ma il discorso potrebbe essere esteso anche ai Moonspell, recensendo i dischi degli ellenici si corre il rischio di ripetersi e non riuscire a trasmettere a parole il loro impeto e la solennità del songwriting. Dopo un ritorno in pompa magna come ‘Titan’, i Septiclesh avrebbero potuto vivere di rendita per qualche anno in più e attendere prima di pubblicare altro materiale. Al contrario hanno rinnovato la collaborazione con la Filharmonic Orchestra di Praga e registrato dieci pezzi di pari spessore che fondono magistralmente il metal estremo con un background classico e sinfonico di prima scelta. In realtà con episodi come ‘Dante’s Inferno’, ‘Our Church, Below The Sea’ e ‘Faceless Queen’ Seth Siro Anton e compagni schiantano di fatto la concorrenza e si pongono al riparo da qualunque confronto. Le chitarre di Christos Antoniou e Sotiris Anunnaki sono imponenti e la sezione ritmica che sorregge l’impalcatura strumentale irride quelle computerizzate e plastificate delle formazioni metalcore che tanto vanno di moda oggi. Rispetto al passato si nota una tendenza maggiore ad includere elementi etnici, oltre ad archi e pianoforte, che rendono più vario l’ascolto prima di ricevere colpi letali come ‘Martyr’ e ‘The Gospels Of Fear’. Roba per fini intenditori che meriterebbe un largo consumo.