Ho accolto con sommo orgoglio la notizia della firma degli svedesi con Nuclear Blast e questo non solo perché sono stato il primo a parlare di loro su queste pagine quando ancora nessuno li conosceva. Per una volta l’etichetta tedesca premia una preziosa realtà della scena underground e lo fa andando contro a quello che è, almeno in apparenza, il mero riscontro economico. Dubito infatti che la band guidata da Alex Svensson possa raggiungere livelli di vendita stratosferici ma in circolazione di post punk del medesimo spessore se ne trova davvero poco. Immagino già i colleghi, più del web che della carta stampata, scatenarsi in improbabili paragoni con Grave Pleasures, Kontinuum, piuttosto che Ra o Cold In Berlin. In tutta onestà uno dei pregi dei Then Comes Silence è proprio quello di avere seguito, fin dagli oscuri inizi, un percorso del tutto elitario, sebbene derivativo, e non avere ceduto a compromessi. In tal senso ‘Blood’ appare un’evoluzione di ‘Nyctophillian’ con suoni nettamente migliori e tre pezzi in grado di essere utilizzati come singoli (‘Strange Kicks’, ‘Good Friday’ e la pazzesca ‘My Bones’). All’opposto, ‘Choose Your Poison’ e ‘The Dead Cry For No One’ sembrano tentativi di allargare i propri orizzonti e piacere di più al mercato statunitense. Un album accattivante dall’inizio alla fine, nel quale basso e batteria contrastano in continuazione con la voce e le naturali reminiscenze di Bauhaus e Sister Of Mercy vengono affiancate da influenze meno evidenti o comunque facilmente percettibili. La sensazione è che i Then Comes Silence possano solo crescere e fare sul serio del male dal vivo.