In rete ho letto paragoni con i Depeche Mode che trovo improbabili anche perché il progetto solista di Mariusz Duda dei Riverside è quanto mai intimo, personale e scevro da qualunque tentazione commerciale. È vero che dagli esordi acustici di quasi dieci anni fa, Lunatic Soul ha evoluto il proprio sound inglobando elettronica, elementi new wave e post rock, vantando una vena sperimentale spiccata (‘Moving On’) ma il successore di ‘Walking On A Flashlight Beam’ va analizzato con calma, riflettendo su tutte le sfumature che ogni nuovo ascolto regala, come se si stesse scorrendo un film in cui la fotografia, la colonna sonora, i dialoghi e la capacità espressive degli attori hanno un peso determinante nell’efficacia della storia. Qui la narrazione è prevalentemente sonora, si cerca un rottura con il resto del catalogo di Kscope – un po' come accaduto con ‘To The Bone’ di Steven Wilson che però nel frattempo si è accasato in una major – si parte fortissimo con ‘Blood On The Tightrope’, epica e reminiscente di ‘Love, Fear And The Time Machine’, e poi espone al giudizio di un pubblico sempre più allargato melodie dense di genialità come ‘Anymore, ‘Crumbling Teeth And The Owl Eye’ e ‘ A Thousand Shards Of Heaven’ (esaltante il modo con cui è stato inserito il sax di Marcin Odyniek nel texture prodotto dai synth). L’ispirazione è a livelli altissimi e Mariusz Duda si mette a nudo dal punto di vista psicologico svelando al mondo tutte le debolezze e le difficoltà incontrate negli ultimi anni. Una frattura ricomposta nella sua mente. Da capogiro ‘Battlefield’.