Un debutto eccezionale quello del quintetto norvegese che unisce le fondamenta del jazz e influenze di Alice Coltrane e Sun Ra con passaggi alt pop, funk, r&b e suoni sintetici. Echi di Kendrick Lamar e Flying Lotus accompagnano un suono esuberante e giovane, ottenuto in presa diretta allo Studio Paradiso di Oslo sotto la supervisione di Marcus Forsgren dei Jaga Jazzist, che non nasconde l’amore per Talking Heads e Sugarcubes e allo stesso tempo possiede una personalità fuori dal comune. La voce di Marianna Sangita Angeletaki Røe ammalia e distrae mentre il tessuto strumentale, figlio del conservatorio ma mai accademico, viene sospinto in una direzione piuttosto che in un’altra dai synth di Anja Lauvdal e dalle percussioni di Hans Hulbækmo, che Nick Terry ha esaltato in fase di mixaggio. ‘Time’ e ‘Pride’ sono le tracce manifesto in scaletta ma ogni momento è ricco di sfumature e in grado di attrarre fasce di pubblico differenti. ‘Black Line’ schianta decine di colleghi in materia indie pop, ‘<3’ e ‘You (Detective)’ sono sorrette da linee di spessore e le idee fluiscono in maniera dinamica e spensierata, a dispetto di un profilo tecnico che in pochi possono permettersi alla loro età. Infine, ‘Water Is My Mirror’ chiude l’album aprendo a nuove prospettive future. La dimensione live sarà senza dubbio un banco di prova importante per questa rivelazione che ha preso in prestito il nome dalla celebre serie televisiva. Per il passaparola che ne potrà scaturire ma anche per stabilire in quale ottica si muoveranno con le prossime uscite.