Il quarto album di Luis Vasquez è davvero criminale come suggerisce il titolo. Siamo infatti al cospetto del lavoro della maturità, di una raccolta di canzoni che supera il concetto di revival e, pur mostrando legami fortissimi con la scena post punk e industrial rock degli anni ‘80, viene esaltato da un songwriting ricco di personalità e idee uniche. In circa dieci anni di attività, l’autore di singoli come ‘Breathe The Fire’ e ‘Parallels’ ha sviluppato la sua visione claustrofobica e ossessiva della società di oggi, accompagnata da giochi di luce ed effetti cinematografici in sede live, ed i problemi di tossicodipendenza che lo hanno minato nel frattempo hanno reso il suo approccio al pubblico sempre più alienante. Non sorprende quindi di trovarsi di fronte ad invettive ebm e rimandi ai primi Nine Inch Nails; l’ascoltatore si sente come in un videogioco e ma, col passare dei pezzi, si rende conto che il pericolo è reale. ‘Burn’ e ‘It Kills’ sfidano Cold Cave sul suo territorio preferito, ‘Like A Father’ cita i Nitzer Ebb, ‘The Pain’ sfocia nella darkwave più minimale mentre ‘Born To This’ è una sorta di riassunto, morboso e teatrale, di quanto offerto in precedenza.