Convinti dal successo di critica ottenuto da ‘Miss Atrapos’, i norvegesi hanno dato una svolta alla loro carriera concedendosi aperture art rock molto più pronunciate e sperimentazioni su larga scala. A partire da ‘March Of Ghosts’ sembra quasi di essere al cospetto di un’altra band ed il percorso intrapreso con lavori di qualità come ‘Demon’ e ‘Molok’ trova il suo compimento con ‘Soyuz’ - il nome dei mitici veicoli realizzati da Sergej Pavlovi? Korolëv per il programma spaziale dell'Unione Sovietica – ovvero otto tracce che spostano la ricerca in ambito post progressive ancora più lontano. Le registrazioni si sono svolte presso il Krypton Planet Studio e la St. Croix Fredrikstad sotto la supervisione del tastierista Thomas Andersen, del batterista Kristian Torp e del violinista Mikael Krømer mentre il mixaggio è stato curato da John Rausch. L’artwork di Antonio Seijas si ispira proprio a ‘Soyuz One’ che inaugura la scaletta e sfuma nell’avvincente ‘Hypomania’. Il cantato di Jan Henrik Ohme aiuta ad entrare in una dimensione altra ed il guitar work è sempre meno condizionato dall’amore per Genesis e Yes. In ‘Sky Burial’ troviamo la più antica registrazione di voce umana, risalente al 1860.