Dopo l’eccezionale ‘When Legends Rise’ dei Godsmack un’altra formazione balzata agli onori della cronaca durante l’esplosione del nu metal (‘God Bites His Tongue’ e ‘Risen’), o comunque dell’alternative metal nella sua più vasta accezione, torna nei negozi con un lavoro in studio di spessore assoluto. In cinque lustri di attività, quasi mai i Sevendust hanno deluso, facendo spesso arrabbiare i fan europei per la poche date fissate nel vecchio continente ma mantenendo un profilo compositivo di altissimo livello. L’incredibile vena compositiva della band originaria della Georgia, addirittura sessanta tracce dalle quali sono state selezionate le presenti dodici, è stata spinta di una direzione precisa grazie all’intervento di Michael Baskette, già al lavoro con Tremonti e Incubus e grande fan di ‘Home’. Non è un caso che il successore di ‘Kill The Flaw’ sia dotato di sonorità “fine anni novanta”, chitarre heavy (‘Dirty’) e stacchi ritmici complessi e potenti che a volte sfumano nel prog. In un contesto strumentale così variegato spetta come al solito a Lajon Whiterspoon ed alla sua voce pazzesca illuminare i disegni armonici e dare sfogo a ritornelli vincenti come quelli di ‘Medicated’ e ‘Not Original’ con testi mai banali. Impressionanti anche le prove di Clint Lowery e Morgan Rose ma anche su questo aspetto c’erano pochi dubbi. I Sevendust rappresentano una garanzia di qualità e non solo non hanno deluso ma nell’occasione si sono superati.