Quali sono le vostre band svedesi preferite?
Abba, The Hives e Europe. Anche da solista John Norum ha pubblicato delle ottime cose.
Qual era la vostra visione quando avete formato la band?
Nel 2012 abbiamo cominciato a jammare senza troppe ambizioni. La line-up ha subito dei cambiamenti perché per un certo periodo siamo stati quattro, con un altro bassista e un cantante. Abbiamo registrato la cover di ‘Wake Me Up’ di Avicii ed è piaciuta un po’ a tutti. A quel punto ci siamo impegnati di più ma la visione è sempre stata la stessa ovvero divertirci e fare parte di una rock band. Ancora oggi, dopo tre dischi, andiamo in tour e cerchiamo di suonare nel migliore modo possibile e di divertirci insieme al nostro pubblico.
Cosa avete provato quando ‘Mama Mama’ ha cominciato ad essere passata con insistenza dalle radio tedesche?
É stato incredibile. Non ci aspettavamo questo successo. I fan tedeschi hanno fatto tanto per noi, non solo in termini di visualizzazioni e streaming. Il processo di ‘Prophecy’ è stato rilassato, ma il fatto che ‘Mama Mama’ sia diventata una hit in Germania ci ha dato ulteriore energia e spinto a curare ogni aspetto nei dettagli. Dalla copertina, realizzata da Soufian e legata alle liriche ed alle precedenti copertine, alla produzione, che secondo noi è nettamente la migliore che abbiamo mai avuto.
C’è un’altra traccia chiave?
La nostra intenzione era di avere una manciata di tracce che potessero essere tutte passate dalle radio o ben figurare dal vivo quindi a nostro parere si equivalgono molto. Naturalmente sta agli altri giudicare ma ‘Prophecy’ non è di sicuro un album di due singoli ed il resto filler.
Forse ‘Save The World’?
‘Save The World’ è senza dubbio uno dei pezzi più intensi del disco. Descrive bene il tema oppure i temi di cui parliamo. Purtroppo si tratta spesso di scenari cupi, di ansia, depressione o relazioni interrotte ma forse semplicemente perché il male è più eccitante del bene.
Perché in tre è meglio che in quattro?
Ne abbiamo discusso col nostro vecchio manager ovvero Erik Grönwall degli H.E.A.T., che ci ha messi in contatto con Icons Creating Evil Art tra l’altro, e siamo arrivati alla conclusione che non aveva senso cambiare qualcosa. L’energia era giusta e le canzoni funzionavano dal vivo, così abbiamo continuato in tre. Siamo tutti grandi amici e questo aiuta. Dal vivo usiamo delle backing track per le parti che non possiamo suonare in tre ma cerchiamo comunque di evitarle il più possibile. Le nuove canzoni sono scritte in maniera da essere trasportate facilmente in tour. Alla fine siamo una rock band sperimentale che ama spiazzare il proprio pubblico e suonare canzoni intricate ma con grandi melodie.
Quando verrete a suonare in Italia?
Ci auguriamo il prima possibile. Partiremmo anche domani se ci fosse l’occasione. La stiamo aspettando da qualche anno e speriamo che la possibilità si concretizzi al più presto. Ci piacerebbe organizzare delle date anche negli Stati Uniti perché abbiamo notato che ci sono tante persone che ci ascoltano da oltreoceano.
Com’è stato lavorare con Chris Snyder?
Siamo in grande sintonia con lui. Per questo disco abbiamo adottato un approccio diverso. Una volta scritte le canzoni e completati i testi abbiamo lavorato con lui agli arrangiamenti. Ci era piaciuto come aveva prodotto ‘Angel’ e così gli abbiamo dato fiducia. La base delle canzoni è stata registrata in presa diretta senza tutte le parti extra. Solo in seguito abbiamo aggiunto cori, archi ed altri elementi per migliorarle. Il risultato ci ha soddisfatto in pieno e crediamo che ci rifletta molto.