Se ‘Missionær’ aveva di fatto accentuato la componente psichedelica già presente in ‘SVIN’ e irrobustito le ritmiche di Thomas Eiler, ‘Virgin Cuts’ tenta di aprirsi a nuovi mercati. Gli SVIN sono ormai rimasti in tre – alla lista dei crediti si aggiungono Mija Milovic, Rasmus Kjaer e Nils Gröndahl - ed il loro quinto lavoro in studio è nettamente il più vario e completo; non avrebbe senso usare il termine commerciale visto che parliamo di materia strumentale ma di sicuro i disegni armonici e le dinamiche del platter vanno nella direzione di un allargamento della propria fanbase. Se questo avverrà dipenderà molto da quanto i danesi riusciranno ad offrire dal vivo ed è risaputo che nella loro terra di origine il pop e l’alternative rock americano dominano le classifiche. ‘Cuts’ e ‘Ringgajen’ scaldano l’atmosfera in attesa di due pezzi da novanta come ‘Coral 1’ e ‘Midori’. Il mixaggio di Anders Bach Pedersen esalta la chitarra di Lars Bech Pilgaard ma è il sassofono di Henrik Pultz Melbye, che di recente si è misurato pure in ambito free jazz con ‘Frogs Toads’, ad illuminare un sentiero contorto da percorrere a velocità sostenuta. La copertina di Andreas Korsgaard Rasmussen suggerisce un’impronta avanguardistica che stavolta è venuta un po' meno, al pari del grado di improvvisazione, senza però inficiare il risultato finale.