In passato avevo apprezzato qualcosa di ‘My Beautiful Dark Twisted Fantasy’ e ‘Yeezus’ ma sinceramente la proposta del rapper originario di Atlanta è troppo commerciale per rientrare nei miei ascolti. Da un punto di vista del marketing e del business, ‘Jesus Is King’ e il suo successore designato, ‘Jesus Is Born’ che uscirà a breve, sono quanto di più pomposo ed egocentrico possa trovarsi su mercato e la svolta religiosa a molti sembrerà un modo per fare ancora più soldi. Incurante di qualsiasi tipo di liturgia, ho ascoltato il disco cercando di distogliere l’interesse da tutto il resto e devo ammettere che sono rimasto conquistato dalla produzione stellare, che unisce gospel, elettronica, hip hop e r&b quasi fosse la normalità. La mente è viaggiata a release di Pharell e non certo a dichiarazioni come “non sono più uno schiavo, sono un figlio di Dio e sono libero”. Assieme a Timbaland, Benny Blanco, BoogzDaBeast e Pi’erre Bourn sono state confezionate undici tracce accessibili a chiunque, puntando su due collaborazioni importanti come quella di ‘Every Hour’ con il Sunday Service Choir e quella di ‘Use This Gospel’ con The Clipse e Kenny G, il cui assolo di sax impreziosisce il drum beat di fondo. Altri apici in scaletta sono sicuramente ‘Follow God’, ‘Closed On Sunday’ e ‘Everything We need’, dove troviamo Ty Dolla $ign e Ant Clemons.