Non è un segreto che abbia consumato ‘Songs Of Love And Death’ ma quando è uscito quel disco era chiaro che il progetto, nato quasi come un gioco con John Porter, potesse concludersi da un momento all’altro. La difficoltà più grande per Nergal è stata quella di fare accettare ai devoti seguaci dei Behemoth, attualmente la più importante black metal band al mondo, un progetto dalle coordinate country e blues ma i fan, abituati al suo modo di fare sprezzante e scherzoso, non hanno perso l’opportunità di scoprire il musicista polacco sotto una nuova veste. Adesso che Nergal è rimasto solo, anche se circondato da più musicisti di prima, la visione appare quella di una band vera e propria, destinata a durare nel tempo ed a rilasciare altri album nei negozi. Se questo accadrà dipenderà molto dal riscontro ottenuto da questo primo volume, su cui ho pochi dubbi, e dagli impegni in tour con i Behemoth, appena ammirati dal vivo di spalla agli Slipknot. Di sicuro ‘New Man, New Songs, Same Shit, Vol. 1’ non è solo una raccolta di canzoni ispirate ai classici della musica nata per sollevare le pene degli schiavi afroamericani (nel profondo sud evocato da Johanna Sadonis dei Lucifer e Nicke Andersson degli Hellacopters) oppure per rendere meno pesanti le serate dei vecchi cowboy. Le atmosfere sono quanto mai decadenti nonostante l’impulso rock n’ roll che le genera e titoli quali ‘Burning Churches’ - sarebbe stata perfetta per la colonna sonora di Lords Of Chaos di Jonas Åkerlund - e ‘Man On The Cross’ - resa imperdibile da un Jérôme Reuter ai livelli di ‘Die Æsthetik Der Herrschaftsfreiheit’ - palesano l’animo anti-cristiano e irriverente dell’autore. L’approccio compositivo dietro all’album in questione è stato definito da lui stesso come liberatorio e le prestigiose collaborazioni sono servite per non rimanere costretto in alcun circolo vizioso. ‘Coming Home’ avrebbe dovuto essere cantata da Ville Valo degli H.I.M. ed invece è stata esaltata, nella sua gotica essenza, da Sivert Høyem dei Madrugada. Altri due featuring che sorprendono sono quelli con Ihsahn (‘By The River’) e Corey Taylor (‘How Come?’) ma ogni particolare è stato curato nei dettagli e, nonostante le differenti personalità vocali, il disco scorre che è un piacere. Sono certo che approverà qualcuno anche lassù.