A stare insieme alla bellissima Johanna Sadonis, in tutta sincerità mi sarei sorpreso del contrario, Nicke Andersson è tornato ragazzino e, dopo un secondo volume che aveva spinto il progetto verso territori meno dark e più prossimi al garage rock rispetto all’esordio, quest’album appare il più americano dei Lucifer. A tratti sembra di ascoltare vecchie cose di Kiss o Blue Öyster Cult, si sente che la chitarra è quella degli Hellacopters e la ragazza mostra maggiore familiarità col microfono. Il refrain di ‘Ghosts’ anticipa l’incedere metallico di ‘Midnight Phantom’, il groove è irresistibile e sembra subito di essere sotto palco davanti al gruppo e non seduti nella propria abitazione davanti all’impianto stereo. ‘Leather Demon’ potrebbe diventare la loro piccola hit, anche grazie al potente giro di basso di Harald Gothblad, con cui concludere i concerti o gli interminabili dj set che vedono protagonisti i novelli marito e moglie al Kill Em All Club di Berlino, naturalmente a base di hard rock anni ‘70. ‘Coffin Fever’ e ‘Cemetery Eyes’ sono altri due pezzi che segnano una modesta evoluzione da ‘II’ ma senza ombra di dubbio non sfigurerebbero nelle colonne sonore dei film di Rob Zombie così come nelle playlist di vintage rock, che riscuotono numerosi consensi in rete. Presto sapremo se i Lucifer chiuderanno così la trilogia e daranno vita a qualcosa di nuovo oppure cercheranno di scrivere il loro ‘ZoSo’.