Mi sono imbattuto nella voce angelica di Gwyn Strang con 'The White Witch', un EP micidiale dal quale erano già palesi le sue doti e quelle del polistrumentista Sean Bilovecky, che si è occupato pure della registrazione e del missaggio, e da quel momento ho atteso con ansia questo esordio su lunga distanza. Le fondamenta sono senza dubbio doom metal però il sound dei Frayle è assolutamente unico e prende spunto dai Black Sabbath così come dai Portishead, propone atmosfere anni novanta ma allo stesso tempo accetta il confronto con i dischi di Chelsea Wolfe, che tanto hanno sconvolto l'America buonista di oggi. Nella sua complessità, '1692' ha il potere di ammaliare e trascinare negli abissi, è costruito su riff sulfurei e drone interminabili, esibisce una purezza stilistica fuori dal comune e gode dal primo all'ultimo istante delle capacità canore di una sicura protagonista dei prossimi anni. Oltre alla magnifica title track, in scaletta spiccano 'Darker Than Black' e 'Godless'. La brutalità di 'God Of No Faith' sembra celare un tentativo di aprirsi alla comunità metal mentre le dinamiche di 'Dead Inside' e 'If You Stay' lasciano intravedere un futuro ancora più melodico. In effetti con una cantante del genere, precludersi qualsiasi tipo obiettivo sarebbe stupido e, per quanto mi concerne, non vedo l'ora di potere ammirare i Frayle dal vivo e godere del potenziale di queste tracce in un locale fumoso di provincia.