In occasione della presentazione del nuovo EP dei Pankow, 'Der Doctor Schnabel von Rom', ho avuto la possibilità di ascoltare la ristampa del debutto della creatura che ha preso forma nel laboratorio musicale del Ghostrack Studio di Massimo Bandiera. A colpirmi di primo acchito, oltre alla magnifica copertina realizzata da Saturno Buttò ('Amour Braque' degli Spiritual Front) ed un’evidente inclinazione gotica, è stata una sensibilità pop rara da trovare nel nostro paese. Un po’ come se le melodie di Spiral 69 fossero state investite da un getto di vernice nera o sei i Death In June avessero operato una profonda ricerca nell'ambito del cantautorato italiano. Un titolo forte e impegnativo che rappresenta il preludio ad una serie di ballate darkwave, impreziosite dal cantato e dal contributo eclettico di Alessandra Trinity Bersiani, incentrate sul disorientamento dell'essere umano in un'epoca i cui valori sociali e artistici sono andati a farsi benedire. Al caos che potrebbe in teoria corrispondere ad un nome come La Grazia Obliqua, la band guidata da Alessandro Bellotta reagisce con un songwriting evocativo e cinematico, giocando con sentimenti contrastanti e atmosfere senza tempo. 'Velvet 1994-2000' è un omaggio all'incontro, alla commistione di idee e di emozioni, e il suo Aequitas Club Mix costringe ad un moto perpetuo delle proprie articolazioni, rimandando nel beat alla mitica 'Metropolis' dei Kingdom. Altri passaggi di grande respiro melodico e cupa visione della musica sono 'Genealogy' e 'Lilith', che chiude la prima parte di album lasciando numerosi interrogativi su quello che arriverà in seguito. La seconda parte è costituita da cinque diversi quadri, cinque dipinti che caratterizzano ancora di più il profilo della band e invocano, tra l'altro, il desiderio di cantare una bellezza che ormai si è involgarita oppure l'eredità che Pier Paolo Pasolini ci ha lasciato con la sua arte senza compromessi.