Otto tracce di pura sperimentazione futuristica per l'artista queer del piovoso nord ovest del Pacifico che desidera dire la sua contro il capitalismo e l'imperialismo mediatico, utilizzando vecchi synth, ambientazioni cibernetiche. Un progetto che è cresciuto negli anni e che adesso può contare su un impianto sonoro solido e su pezzi come ‘The Destroyers’ o ‘Burning’ che potrebbero addirittura essere ipotizzati come singoli. L’ibrido tra post-rock, sci-fi, IDM, synthwave, darkwave, downtempo, instrumental hip-hop e witch house è presentato con una produzione oscura e tecnologica, dalla quale è possibile anche intravedere alcune tentazioni indie. Ne è la prova ‘Drunk On The Venom’ che starebbe bene su tante playlist di Spotify marcate con quel termine decisamente controverso. Lo stesso artista ha affermato che l’album è nato in un periodo della sua vita in cui doveva necessariamente elaborare vecchie relazioni, esperienze queer e infanzia e non appare quindi casuale che la sua elettronica trasmetta sensazioni forti come la paura, il dolore, l’alienazione o l’autocensura. Sarà curioso capire se CNJR riuscirà ad avere una trasposizione live che possa coinvolgere altri musicisti sul palco.