Uno dei pochi lati positivi di questo periodo infernale è che tanti musicisti hanno potuto isolarsi nelle loro abitazioni e starsene per un po' lontano da manager e etichette, che normalmente passano il tempo a dire loro cosa fare e cosa non fare. Tanti di loro hanno avuto la possibilità di riflettere su carriera e percorso artistico, scelte fatte e soprattutto scelte sbagliate. Non è un caso quindi che uno dei collettivi indie più importanti degli ultimi quindici anni dia alle stampe un disco autoprodotto che sa tanto di ritorno alle origini. Ricordo ancora quando uscì nei negozi l’omonimo esordio nel 2005 e tutte le maggiori riviste specializzate incensarono Alec Ounsworth e soci come se non si fosse mai ascoltato nulla del genere. In seguito poi è successo un po’ il contrario ovvero i Clap Your Hands And Say Yeah hanno continuato a scrivere ottimi dischi ma la scena indie li ha ritenuti più trascurabili. Con questa attestazione di fragilità, gli autori di ‘The Tourist’ potrebbero recuperare consensi, non solo perché queste canzoni volutamente politiche ed ispirate ai libri di David Foster Wallace possiedono un gran feeling ma perché gli arrangiamenti sono uno migliore dell’altro. Il disco è stato registrato da Britton Beisenherz ad Austin, Texas, per poi essere mixato da John Agnello e masterizzato da Greg Calbi. Oltre ai singoli ‘Hesitating Nation’ e ‘Thousand Oaks’ (riferito alla terribile sparatoria di tre anni fa in California dove hanno perso la vita tredici persone), in scaletta spiccano ‘Innocent Weight’ e ‘CYHSY, 2005’.