Ho sempre amato i tedeschi, sia per la loro professionalità sia perché veramente capaci di scrivere grandi pagine di musica senza essere mai confinati in un solo genere. Addirittura la band guidata da Markus Archer ha iniziato muovendosi su coordinate sonore post-hardcore per poi imporsi come una delle migliori risposte allo strapotere dei Radiohead di ‘Ok Computer’ e ‘Kid A’, oltre a diventare una priorità per Morr Music, etichetta tra gli altri di múm, Sin Fang e Sóley. Negli anni i crescendo post rock sono aumentati, l’elettronica si è fatta fragorosa e la componente cinematica è diventata determinante per comprendere i loro dischi. In questo caso il frontman ha parlato di “una lunga poesia - mentre la situazione cambiava così drammaticamente, mentre lavoravamo al disco, il tema del “l’impossibile può succedere in ogni momento”, più sui rapporti personali all’inizio, è diventato una storia globale e politica”. A distanza di sette anni da ‘Close To The Glass’, i Notwist hanno cercato di mettere in discussione il concetto di band e aggiungere più linguaggi possibili alla loro proposta, già piuttosto complessa e profonda. Nel frattempo sono usciti l’esperimento liquido ‘The Messier Objects’ ed il live ‘Superheroes, Ghostvillains + Stuff’ ed i membri sono stati impegnati in numerose collaborazioni (Spirit Fest, Alien Ensemble..). Forse questo li ha portati ad invitare così tanti musicisti in studio per spingersi ancora più avanti a livello strumentale. Nella lista dei crediti troviamo infatti la clarinettista e compositrice jazz americana Angel Bat Dawid, Saya dei Tenniscoats (nella mitica ’Ship’), l’argentina Juana Molina, Ben Lamar Gay (’Oh Sweet Fire’) e gli Zayaendo, oltre a Leiko Shiga che ha curato l’artwork lasciando intendere un fervore atmosferico ed una ricerca letteraria superiore al passato. Il risultato è in ogni caso grandioso, ‘Where You Find Me’ e ‘Al Sur’ idealizzano una trasposizione moderna di ‘Neon Golden’, il contributo di Micha Archer e Cico Beck è superbo e quando il trio si è dedicato al dream pop, mostrando un vezzo commerciale a cui non eravamo più abituati, ha realizzato un vero e proprio capolavoro come ‘Into The Ice Age’.