Sembra che i più grandi gruppi power metal del pianeta si siano riuniti e messi d’accordo, o forse l’hanno sempre fatto. Esattamente come gli Helloween del trio delle meraviglie (Kiske, Deris e Hansen) e i Sabaton di ‘The War To End All Wars’ (auguriamoci che il titolo non sia troppo profetico), di cui vi parleremo a breve con dovizia di particolari, gli Hammerfall hanno confezionato un ritorno discografico affabile e commerciale, in totale aderenza col passato e capace di riassumere un po’ tutti quelli che sono stati i passaggi chiave in carriera. È normale che dopo almeno due anni di claustrofobia culturale e sospensione dell’attività live, anche gli svedesi abbiano cercato di accontentare i propri fan ma pezzi come ‘Reveries’, ‘No Son Of Odin’ o ‘Venerate Me’ sono qualcosa di più di un omaggio ai vecchi tempi. Ancora una volta Fredrik Nordström (Arch Enemy, In Flames, Obscura) si è superato in fase di mixaggio e ha donato all’album la qualità necessaria per distinguersi nel calderone delle uscite dell’inverno. ‘Brotherhood’ è forse l’episodio più vicino alle registrazioni di ‘Dominion’, mentre la title track e ‘State Of The W.I.L.D.’ sono la prova che Joacim Cans, supportato da Jacob Hansen (Volbeat, Amaranthe), non ha perduto lo smalto di ‘Glory To The Brave’ e ‘Legacy Of Kings’ e al contrario ha aggiunto qualcosa al suo spettro vocale. Non solo il martello degli Dei vi colpirà ancora ma farà parecchio rumore.